Trieste, 26 Aprile 2024

Questione di testa più che di gambe. Ma che abisso...

12 Aprile 2021 Autore: Gabriele Lagonigro

RAMMARICO Praticamente nessun tiro in porta subito dal Padova in due partite. Novanta minuti gestiti comodamente all'andata col Perugia ed 80' quasi in scioltezza al ritorno. Il successo a Bolzano nell'unica sfida finora disputata col Sudtirol ed i 4 punti in due match con il Modena. La trasferta del “Curi”, al di là della sconfitta al 90', fa rabbia perché ancora una volta l'Unione ha capito di aver gettato alle ortiche un campionato nel quale, potenzialmente, non era inferiore alle prime quattro della classifica. Ma la distanza (pardon, l'abisso) è siderale: -19 dalla capolista, -17 dagli altoatesini, -16 dagli umbri e -9 dai canarini. Il totale? 61 punti di margine fra la Triestina e le quattro big. Fate voi...

QUESTIONE DI TESTA Se fai bene con le prime e male con quelle più scarse significa che, più di tutto, è una questione di mentalità, di approccio, di cervello più che di gambe e di qualità. E la stessa cosa vale per il modo in cui l'Unione ha gestito gli ultimi 5'. Due gol subiti dentro l'area, due azioni in cui gli alabardati erano messi male. Non sono stati errori dei singoli, che eventualmente sarebbero stati più comprensibili, ma dell'intero reparto (o di tutta la squadra). E considerando quanto valeva la posta in palio è un danno esiziale.

ATTEGGIAMENTO Nessuna croce addosso sui singoli ma chi ha più qualità dovrebbe farla vedere e, soprattutto, dovrebbe approcciarsi al match in altro modo. Ieri a Perugia abbiamo visto Sarno rotolarsi a terra tre o quattro volte, protestare con l'arbitro e rimanere disteso più a lungo di quanto sarebbe stato lecito attendersi in un match di quel tipo. E' anche in questo che gli alabardati sono mancati quest'anno: gettare il cuore oltre l'ostacolo non è da tutti. Non imputiamo una mancanza di impegno, anzi, ma a volte bisognerebbe dimostrare anche nei piccoli gesti che ci si danna l'anima.

DICHIARAZIONI Siamo sulla strada buona, dobbiamo migliorare, possiamo ancora fare bene... Fra i commenti ascoltati in sala stampa c'è stato anche questo. Frasi che suonerebbero bene alla quarta giornata di campionato, non alla quartultima. Quanto ci piacerebbe, per una volta, che qualcuno, fra i giocatori, venisse ai microfoni imprecando per una sconfitta beffarda. Di sicuro avrebbero più appeal, anche fra la tifoseria.

MEA CULPA Chi invece non risparmia critiche anche a se stesso è Bepi Pillon, e questo gli fa onore. Dà spesso la sensazione di arrivare tardi sui cambi e francamente è difficile comprendere la sostituzione di Calvano (ma forse era stanco o è stata un'esplicita richiesta del giocatore) e la permanenza in campo di Sarno fino al 90'. Di certo il crollo negli ultimi 5' non gli può essere imputato. Difficile che faccia miracoli nei play-off ma queste ultime tre giornate potrebbero essere comunque fondamentali per proseguire con lui anche l'anno prossimo. E sarebbe probabilmente la scelta più saggia.

CLIMA OSTICO Il riferimento non è alla pioggia, che ha reso parzialmente inzuppato il campo, ma ad una tribuna particolarmente agitata nel finale di partita. Dovrebbero entrare solo gli addetti ai lavori e non possiamo giudicare se tutti i presenti erano davvero giornalisti, sponsor o tesserati ma di certo gli improperi contro Offredi, Lopez e Pillon non erano proprio oxfordiani. Al “Rocco” entra (giustamente) solo chi lavora, e non vola una mosca; altrove, spesso, non è così. L'Unione è società seria ma abbiamo visto l'anno scorso il clima infuocato di Potenza: forse Milanese per le sfide di post-season farebbe bene ad aprire le porte a qualcuno con meno aplomb... Così fan tutti, parrebbe.


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