Trieste, 28 Aprile 2024

Il post gara-3 è davvero la lunga notte degli addii?

18 Maggio 2021 Autore: Alessandro Asta

Il palcoscenico per i saluti di rito è stato quello giusto, la platea purtroppo no. Perché l’Allianz che ieri sera si è congedata dalla stagione meritava molto di più dei cori virtuali dei tifosi del PalaTrieste, lanciati con sapienza dallo speaker Rado Sustersic. Un palazzo dello sport praticamente vuoto - e che speriamo davvero di non vedere più così nel futuro post-Covid che ci attende - non poteva rendere pienamente onore al merito a una squadra che, dopo una brutta serie di scoppole contro Brindisi (tranquilla Trieste, almeno per un po' non la incontrerai più sul tuo cammino…) ha chiuso nel modo più giusto e consono un campionato che l’ha vista protagonista. Al netto dei saliscendi che ne hanno contrassegnato il cammino degli ultimi dieci mesi, ma su cui alla fine della fiera vale sottolineare i tanti pregi per essere arrivati sino a questo punto. Un traguardo non banale e scontato, che forse più di qualcuno ricorderà (a torto) maggiormente per il “cappotto” subito dalla Happy Casa che non per come ci si è arrivati.

Il “day-after”, a distanza di poche ore dall’ultimo capitolo, è naturalmente quello delle riflessioni. Che a dire il vero sono già partite da un bel po', perché il post gara-3 è una lunga notte fatta da tanti futuri addii, che con buona probabilità si consumeranno nelle prossime settimane e che di fatto finiranno col segnare in maniera netta la fine di un ciclo. Quello di una guida tecnica di undici anni di Eugenio Dalmasson che, a meno di ripensamenti, si è conclusa sulla sirena finale di ieri sera. Quella probabile di Daniele Cavaliero, con quelle lacrime strozzate in sala stampa a certificare come sia il primo tra tutti per attaccamento a una maglia riabbracciata nuovamente nell’aprile del 2017 e che di fatto se l’è voluta tatuare sulla pelle per non abbandonarla mai più. E quella potenziale di tanti componenti di un roster che avrà sì avuto parecchi difetti in corso d’opera, ma anche l’orgoglio giusto per uscire dalle tante secche di un campionato anomalo, difficile e al tempo stesso avvincente.

E ora? Certamente si riparte dal “sostanziale pareggio di bilancio” pronunciato ieri sera dal presidente Ghiacci nell’ultima conferenza stampa di stagione. Che in tempi funesti come quelli passati e presenti non è roba da poco (e che nel resto delle società di serie A, con buona approssimazione, è una variabile che si conterà sulle dita di una mano), la pietra angolare per ciò che verrà nella prossima stagione. Ora in Pallacanestro Trieste si stacca per qualche giorno, un piccolo periodo di tempo per metabolizzare emozioni e future decisioni che verranno. Ma la sensazione più viva è quella che l’ultima palla a due di stagione funge da vero spartiacque per un qualcosa che cambierà in molte delle sue sfumature. Poco realmente sarà come prima, se non la volontà viva di continuare a tenere questa piazza in un ambito e in una categoria che merita.

In una maniera o nell’altra, ieri sera si è scritto l’ultimo capitolo di una trama avvincente. Densa di significati, di difficoltà e di un lavoro intenso per tenere la barra sempre dritta. Missione compiuta, Trieste: dopo tante burrasche, programmare il domani sarà forse più semplice.


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