Trieste, 25 Aprile 2024

Unione al giro di boa, e i conti non tornano

18 Gennaio 2021 Autore: Roberto Urizio

Girone di andata concluso, avversarie tutte viste in prima persona. E i conti non tornano. Il settimo posto a otto punti dalla vetta (ma potenzialmente sono dieci, visto che il Padova ha una partita da recuperare) rappresenta un bilancio deficitario per la Triestina. La squadra alabardata era (e lo è ancora) chiamata a un torneo di vertice: non significa dover dominare il girone ma stare nel gruppo delle cinque che oggi guida il campionato sarebbe stato possibile.

L'Unione, invece, è prigioniera dei suoi difetti che la portano a faticare terribilmente quando è costretta a imprimere il proprio ritmo alla partita. Vuoi per l'età media alta, vuoi soprattutto per le caratteristiche dei giocatori (Lodi, per fare l'esempio più lampante, non è mai stato uno sprinter) e per le promesse non mantenute da alcuni elementi (vedi Rapisarda, Brivio e Sarno), ecco che la Triestina non ha avuto il rendimento continuo che si chiede a chi vuole vincere, faticando soprattutto con chi si chiude e concede volentieri il pallino del gioco.

Numeri alla mano, l'arrivo di Bepi Pillon non ha impresso il cambio di marcia sperato e che a dicembre sembrava finalmente esserci. Il nuovo mister ha collezionato otto punti in sei partite, con una media di 1,3 contro l'1,6 del predecessore Carmine Gautieri. E quattro di queste sei gare hanno visto l'Unione a secco di gol, problema che si è confermato visto che, con 20 reti realizzate, la squadra alabardata vede solo cinque avversarie fare peggio.

Colpa del nuovo tecnico? Ovviamente no, ma probabilmente si è troppo superficialmente pensato che Gautieri fosse uno sprovveduto e che sarebbe bastato mettere in panchina una persona esperta e capace, come indubbiamente è Pillon per spiccare il volo. Ci sono invece difetti strutturali che necessitano di un lavoro più in profondità rispetto a un cambio di modulo, seppure utile e per certi versi necessario per adattarsi alla rosa a disposizione.

Le numerose assenze che indubbiamente hanno limitato le scelte a disposizione dei due tecnici sono, per essere magnanimi, una giustificazione soltanto parziale. Con una rosa risicata la Triestina ha convinto contro Padova, Perugia e Sudtirol, e non sono state certo le defezioni a determinare prestazioni e punti persi contro Matelica, Legnago, Gubbio, Arezzo o Fano. Il girone di andata poteva (e doveva) essere migliore, anche superando le oggettive difficoltà.


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