Una regola aurea che viene insegnata fin dalle interrogazioni a scuola impone (o imporrebbe) di non avventurarsi in argomenti che non si conoscono. Maurizio Bucci, già assessore comunale e consigliere regionale ma che oggi non ha alcun ruolo istituzionale, evidentemente questa buona pratica l'ha dimenticata.

Le parole pronunciate ieri da Bucci sulla questione stadio “Rocco” alla trasmissione Ring di Telequattro sono gravi e odiose per almeno due motivi: Primo: quando si riferisce alla Triestina come squadra di “Serie C2 o C3” dimostra palesemente di parlare di qualcosa di cui non è minimamente a conoscenza, facendo già per questo una figura non certo edificante.E se voleva essere una battuta sprezzante, peggio ancora. Secondo: “la Triestina non è mica il Milan” ha sentenziato Bucci, facendo vedere quantomeno di sapere distinguere il rossoalabardato dal rossonero e Trieste da Milano. Ma per una persona che ha avuto ruoli amministrativi e istituzionali, rappresentando la propria città, la Triestina dovrebbe valere più del Milan: che si tratti di Serie A o “C3” poco importa.

Difendere l'operato di una Giunta della propria parte politica non autorizza nessuno a snobbare un patrimonio della città. E la Triestina, con tutte le sue vicissitudini talvolta al limite del tragicomico (anche nel recente passato), ha un valore sportivo, storico e affettivo per tanti tifosi. Bucci (o chi per lui) non ha il diritto di svilirlo in questo modo.

Giova ribadirlo ancora una volta: calcio e concerti possono tranquillamente coesistere con una programmazione un minimo assennata, cosa che è colpevolmente mancata nella gestione del terreno post Maneskin e nella calendarizzazione degli eventi di Ultimo e Pezzali. Chi ne fa una questione “noi” (concerti) contro “loro” (calcio) evidentemente non lo ha capito. Per carità, può capitare di non essere ferrati su un argomento, ma in quel caso il silenzio è sempre la soluzione migliore per non scivolare su una Bucci... di banana.