Trieste, 29 Aprile 2024

Tanti tifosi in Cadore: l'ennesimo "anno zero" parte con fiducia

25 Luglio 2023 Autore: Luca Henke

Non sarà stata l’occasione per trarre le indicazioni più eloquenti in vista della prossima stagione, anche perché la squadra - che sostanzialmente ancora non c’è - ha affrontato l’impegno praticamente senza preparazione, né atletica, né tecnico-tattica. Ma ci sono alcuni spunti che possiamo trarre da Lazio-Triestina, partita disputata se non altro per onorare l’impegno preso e per tenere viva la tradizione oramai consolidata.

Il primo spunto viene dalla cornice di pubblico, più che nutrito com’era prevedibile per la sponda biancoceleste, ma presente in buon numero anche per quanto riguarda i supporters alabardati che si sentono evidentemente convinti dal progetto a stelle e strisce, come dimostra quell’entusiasmo che, ritrovato a pieno un anno fa in occasione della medesima gara (quanta fiducia a scatola chiusa…), parrebbe ampiamente riconfermato dopo il passaggio di proprietà in questo ennesimo “anno zero” per l’Unione. Nonostante l’apparizione fugace della truppa di Tesser (contrapposta al lungo ritiro della Lazio in Cadore), che di fatto metteva a disposizione dei tifosi alabardati solo una giornata di calcio giocato, in molti hanno deciso di intraprendere il viaggio verso i monti per raggiungere e vivere dal vivo la prima uscita stagionale dei greghi.

L’entusiasmo, dicevamo. È evidente che a livello razionale non ci sono troppi motivi per recarsi fino alle Dolomiti sapendo di assistere ad un match senza storia, con una Triestina peraltro in fase di allestimento e senza allenamenti alle spalle. Ma è proprio la componente irrazionale che manda avanti il calcio: l’amore per una squadra non si spiega; si dimostra con questi gesti non per il vezzo di dimostrarlo, ma per la soddisfazione di vedersi rappresentati da una maglia e uno stemma, anche quando - come nel caso di quest’amichevole estiva - non conta nulla.

Ma forse si può parlare anche un po’ della partita: Lescano, Rizzo, Pavlev, Kacinari, e in un certo senso anche Matoševič sono i nuovi acquisti che hanno trovato spazio da titolari, in una formazione iniziale che è apparsa un buon mix tra vecchia guardia e nuovi innesti. Troppo poco, nel corso del match, per capirci qualcosa a proposito di attaccanti, ma con una Lazio padrona del gioco e costantemente all’attacco il test è stato probante per i difensori: non si può dire che la retroguardia del primo tempo abbia sfigurato. E lo stesso vale per Struna, sotto la lente dal punto di vista della tenuta fisica (e tale resterà per un po’) ma apparso ancora ben lucido nel richiamare alla memoria come si controllano certe incursioni di Serie A. Come il centrale sloveno, tutti gli altri convocati hanno trovato minuti nel secondo tempo, compresi i giovani della primavera. Eloquente l’ampio minutaggio concesso a Mattia Felici, costantemente sul giro d’aria ma forse tirato per la giacchetta da Tesser, che gli ha dimostrato di vedere in lui del potenziale se schierato dietro alle punte. Resterà?

Una nota, in chiusura, sulla storia d’amore, oramai conclamata, tra Kristjan Matoševič e la Triestina: dal suo ritorno in alabardato a gennaio, è stata una costante per tutto il girone di ritorno l’ovazione della Furlan quando, al Rocco, il portiere si recava tra i pali sotto la curva. Dopo l’acquisto a titolo definitivo ad opera del duo Menta-Donati, il numero uno alabardato non ha lesinato dichiarazioni di amore e di entusiasmo verso questa ennesima avventura in alabardato, una sorta di chiusura del cerchio, a suo modo di vedere. È bello sapere che un giocatore - sceso di categoria esclusivamente per la Triestina - porterà nello spogliatoio il senso di appartenenza e la passione, spesso contagiosa, di giocare per la maglia che indossa. Questo il pubblico lo sa e lo apprezza. Nel calcio d’oggi, i giocatori così è meglio tenerseli stretti.


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