Fughe in avanti e frenate, in un'estate schizofrenica in cui la Triestina, intesa come cuore pulsante sportivo di una città, è sostanzialmente soltanto una pedina di un gioco poco divertente che sta a metà tra il risiko e una lotta intenstina tra componenti che si guardano in cagnesco.
Da una parte c'è una bulimia di voci su cessioni imminenti: cinesi, canadesi/portoghesi, poi fantomatici acquirenti già presenti nel calcio inglese. Il megafono di queste voci è sempre lo stesso, ovvero il direttore generale Alex Menta, che già durante la stagione si era presentato al “Rocco” con quelli che lui stesso aveva assicurato essere i futuri proprietari. Quello di Menta appare più ostentamento di iperattivismo che concretezza: per carità, qualche contatto ci sarà pure, ma la sensazione è che quello che è stato il punto di riferimento di un progetto sportivo fallito cerchi in ogni modo di mostrarsi come un possibile salvatore della patria, magari cercando qualcuno che lo mantenga al suo posto.
La Triestina però è di Lbk e Lbk la rappresenta Ben Rosenzweig. In sostanza, se, quando e a chi vendere non può che deciderlo il presidente. Rosenzweig ascolta pure qualche offerta, ma la sensazione è che non abbia alcuna fretta di vendere: se sia reale volontà di andare avanti per la sua strada o un atteggiamento da mettere sul tavolo per portare eventuali soggetti interessati ad alzare la posta non è ancora del tutto chiaro, anche se il tempo che passa fa credere che effettivamente non ci sia premura nel cedere il club.
Gli obiettivi di Rosenzweig e Menta sono attualmente differenti e non sarà facile farli convergere. La pessima gestione della Triestina in questi due anni non ha certo contribuito ad alimentare un clima di fiducia: il direttore generale ha portato Lbk a Trieste ma ha fallito l'obiettivo di creare un business per la proprietà e questo pesa nei rapporti attuali. Ognuno può fare le mosse che vuole, mostrarsi iperattivo per provare a ripulirsi l'immagine o agire dietro le quinte, ma alla fine il pallino in mano ce l'ha e ce l'avrà sempre il presidente.