C'è una Triestina in campo che combatte anche contro i propri limiti, ma non c'è una società: uno stato delle cose che configura un'inquietante continuità tra l'era Rosenzweig - Menta e quella rappresentata da House of Doge. Il concetto di virtuale dovrebbe limitarsi alla moneta della proprietà dell'Unione, non a una gestione che al momento non dice nulla e non si capisce dove voglia andare a parare. E il passaggio in città di Oliver Centner con qualche incontro quasi “carbonaro” (per silenzio comunicativo e contenuti che nulla aggiungono alla situazione attuale) con istituzioni e qualche rappresentante della tifoseria non cambiano lo scenario.
Si può anche decidere di non svenarsi a gennaio per provare a salvare la categoria (sarebbe una scelta più che comprensibile), ma in due mesi e mezzo di nuova proprietà non abbiamo avuto il piacere di ascoltare una sola parola sulle intenzioni per il presente e il futuro, fermo restando che nessuno pretende che in questo breve lasso di tempo si possano sistemare tutti i danni fatti nei precedenti due anni. Il rincaro dei biglietti per la partita di venerdì sera è stato l'unico atto concreto delle ultime settimane di questa Triestina senza presidente e con la proprietà che guida da remoto: non certo una decisione da archiviare tra le cose geniali. E i 700 spettatori al “Rocco” per il match con la Pro Patria sono logica conseguenza di questa “non società”: ok il freddo della sera di venerdì, ma si sta pericolosamente tornando a livelli di pubblico di quando la tifoseria organizzata disertava deliberamente lo stadio.