È la settimana del responso Covisoc per mettere definitivamente alle spalle il discorso iscrizione e guardare avanti. Se le cose andranno come tutti ci auguriamo, servirà un cambio di rotta notevole in casa Triestina. Iscrivere la squadra dovrebbe essere atto di ordinaria amministrazione e invece è stata una sofferenza, così come lo sono state le ultime scadenze, come testimoniano i 14 punti complessivi di penalizzazione (9 da scontare il prossimo campionato). Le risorse economiche in qualche modo sono arrivate e hanno permesso, insieme al lavoro di chi ancora fa la sua parte in sede, di inoltrare la domanda, ora l'ultimo passaggio.
Rimane però il bilancio di due stagioni americane del tutto deficitarie e non è quindi pensabile andare avanti come se un bonifico possa lavare via il disastro (sportivo e non). Il fulcro del progetto Triestina da parte di Lbk è stato Alex Menta e il direttore generale ha fallito la missione. Le uniche scelte giuste sono state l'arrivo di Tesser in prima battuta (quando il tempo era poco e non c'era la possibilità di lavorare secondo la sua filosofia) e il passo indietro per far arrivare Delli Carri e tornare il tecnico di Montebelluna (ma è stata praticamente una scelta obbligata per non dover ingoiare il rospo dell'inviso Collauto).
Il direttore generale pubblicamente ha parlato poco, ma ha sempre cercato di lanciare messaggi per altre vie, compreso quello che l'esonero di Tesser nella passata stagione fosse una decisione di tutti tranne che sua, così come l'improvvida scelta di Santoni. Per cui, o dice cose non vere o la sua figura è talmente debole da farsi imporre decisioni da un presidente che di calcio sa poco, da un amministratore delegato che si occupa principalmente di faccende non sportive e dal suo braccio destro (Morris Donati), fin qui l'unico a pagare con il proprio posto.
Nello sport contano i risultati e chi si trova in posizione di comando ne deve rispondere. Menta ha avuto due stagione per sviluppare le sue idee e ha rischiato di portare la Triestina in Serie D, spendendo male le tante risorse a disposizione (soprattutto il primo anno, nonostante i buchi da riempire delle gestioni precedenti) e mettendo in crisi l'Unione in campo e nelle casse. Ora parola alla Covisoc, poi è tempo di cambiare.