Etichettarla subito come l'ennesima presa in giro è onestamente poco obiettivo e persino ingeneroso. E allo stesso tempo immaginarsi fin d'ora un futuro radioso, in linea con le prime parole della nuova proprietà, che ha definito la Triestina come uno dei club più gloriosi d'Europa, potrebbe rilevarsi l'ennesima vana illusione. Meglio, in questo momento, scegliere probabilmente la terza via e attendere, anche se, ad onor di cronaca, va detto che l'acquisto dell'Unione da parte di Dogecoin ha fatto presto il giro del mondo. La notizia è diventata di dominio pubblico in tutti i continenti, e d'altronde non potrebbe essere altrimenti per un'azienda che, a quanto pare, capitalizzerebbe qualcosa come 40 miliardi di euro. Una solidità finanziaria mai vista, se non altro a queste nostre latitudini, ma appunto, andiamoci piano e rimaniamo con i piedi ben piantati a terra. Che non significa, per quanto ci riguarda, rifiutare qualsiasi apertura di credito verso i nuovi arrivati, anzi. Chi è subentrato in questi giorni al posto di Rosenzweig non ha nessuna responsabilità per i misfatti delle ultime stagioni ma ha un obbligo morale immediato, ed è quello, in primis, di sanare le posizioni di quei dipendenti, collaboratori e fornitori, specie i più “piccolini”, che avanzano soldi da mesi. E' questo il primo passo.
Il secondo è la chiarezza: presentarsi in città, con nomi, cognomi, cifre e obiettivi, possibilmente senza sbandierare Serie A o Champions League. Terzo: illustrare i nuovi quadri dirigenziali, perché al di là della pecunia, senza uomini capaci anche i soldi perdono il loro potenziale. E arrivando ai nomi, il destino dell'Unione continuerà quasi sicuramente ad essere legato ad Alex Menta, non fosse altro perché i nuovi investitori, molto probabilmente, gli sono in qualche modo legati. Questa, almeno, è la sensazione. E allora diamogli atto di essere riuscito in un modo o nell'altro a trovare nuova linfa per provare a risollevare la situazione, perché altrimenti sarebbe stato fallimento quasi assicurato. Sta a lui, adesso, riconquistarsi la fiducia di una piazza a dir poco disillusa, e per farlo servono i risultati ma prima ancora un approccio pubblico diverso, un mea culpa dichiarato e qualche nuova figura di peso che lo affianchi dal punto di vista tecnico. Perché, appunto, i milioni da soli non bastano. Se sarà davvero “new deal”, per dirla all'americana, dipende solo ed esclusivamente da loro.