Stefano Zivec, insegnante, nostro storico collaboratore ma anche presenza assidua della curva, in casa e spesso anche in trasferta. E' così che ha vissuto ieri sera il ko della Triestina a Salò. Vedendo ancora una volta trionfare gli altri. Ormai è una triste abitudine.
Una banda di voyeur. Simpatici, colorati, a volte pittoreschi, ma questo siamo. Di nuovo, ancora. Sarà un caso o no, ma portiamo tanta fortuna agli altri. Così tanta che la nostra - poca - ci scivola dalle mani.
Mi aspettavo che la tribuna del Turina fosse stracolma, vista la chance promozione della Feralpi. Ma ragionavo da triestino, non da gardesano. A Salò c’è un paradosso: proprietà solida, ottima organizzazione, giocatori ben integrati, un tecnico giovane e rampante, e adesso la serie B. Il paradosso? A nessuno frega niente della Feralpi, che del resto fino a 15 anni fa nemmeno esisteva. Immaginiamoci un’occasione del genere, una partita promozione al Rocco. Appunto, immaginiamoci, perché quello che ci tocca ha ben altro sapore. E piove anche, previsioni del piffero.
Settore ospiti a Salò: non ci sono i tornelli, qualche biglietto lo strappano a mano, ma tutti sono molto gentili. Anche i vigili urbani che davanti allo stadio si lamentano per il nostro parcheggio poco ortodosso. “Dovete migliorare l’accoglienza” gli dico, ma alla fine spostiamo la macchina. Prima della gara lo spirito di curva riconosceva i meriti della Feralpi, con un pizzico di invidia. Alla fine della partita vorresti prenderli a schiaffi (metaforici, eh), ‘sti tizi imbalsamati in tribuna che a stento battono le mani per la loro squadra appena promossa in serie B (a parte gli ultras di casa che incitano in buon numero per tutta la gara), e per la prima volta nella sua breve storia. Già visti festeggiare gli altri, basta dei.
Anche i nostri giocatori a fine gara guardavano da lontano i festeggiamenti dei loro rivali. Un’immagine ancora più malinconica. Però dai, sono allo stadio con i muloni del Triestina Club "I Greghi". Siamo sul Lago di Garda. Dopo ci aspetta una bella cena. La vita è bella. Vero è che non abbiamo più niente da perdere. A Salò non si poteva pretendere tanto di più, certo si poteva pareggiarla per il morale. La fossa è di nuovo pericolosamente vicina, ma ora è il momento di distillare forza e concentrazione. Rinascita, se non resurrezione.
Domenica prossima però c’è solo un risultato. E una piccola salvezza, tanto complicata, tra qualche settimana farebbe esplodere di gioia il Rocco. Altro che i battimani del Turina.