Era il 29 aprile 2018, la Triestina perde male a Salò (4-1) alla penultima giornata di un campionato che poi la vede esclusa dai play-off, nella stagione del ritorno tra i professionisti. Al 73’ di quella partita, Tommaso Coletti disegna una parabola perfetta su punizione, scavalca la barriera e realizza il momentaneo 2-1.
Perché ricordare quella partita e quel gol? Perché da quel momento l’Unione non realizzerà più una rete direttamente su calcio da fermo (rigori esclusi, ovviamente), almeno fino a domenica scorsa, quando in pieno recupero Franco Lepore, con il contributo di una deviazione in barriera del “giustiziere” Arma, trova il gol 2-2 e spezza l’incantesimo delle punizioni.
Non sono bastati alcuni piedi buoni transitati dalle nostre parti, in particolare quel Francesco Lodi che è arrivato a Trieste con la fama della sentenza da fermo e la statistica a posizionarlo come specialista anche migliore di fuoriclasse come Pjanic e Messi. La traversa a Potenza gli ha negato la soddisfazione di mantenere almeno in parte le promesse, oltre a togliere alla Triestina la possibilità di passare il turno ai play-off.
Ci voleva un terzino (ruolo raramente legato alle prodezze balistiche, se escludiamo fuoriclasse come Branco o Roberto Carlos, peraltro entrambi mancini) per tornare a esultare su punizione, dopo che tra l’altro già il “dirimpettaio” Lopez ci aveva provato a Ravenna, andandoci vicino. A Trieste avevamo già avuto un difensore esterno come Alessandro Parisi, che con il suo sinistro al tritolo faceva tremare i portieri, da fermo e non solo. L’ultimo vero cecchino alabardato sui calci piazzati è stato indubbiamente Riccardo Allegretti: il suo destro sopra la barriera ha dato tante gioie ai tifosi dell’Unione, in primis quello di Piacenza che ha regalato la salvezza nel 2007.