Trieste, 18 Maggio 2025

Le fazioni non servono a nessuno, serve ritrovare equilibrio

15 Agosto 2024 Autore: Roberto Urizio

Le ultime vicende alabardate hanno acuito un clima di radicalizzazione nell'ambiente che di certo non fa bene. Siamo sostanzialmente alle fazioni: o si è aprioristicamente contrari a tutto quanto proposto dalla società o si è, in maniera altrettanto prevenuta, completamente favorevoli. E non c'è spazio per distinguo.

Ma le cose, come quasi sempre, non sono del tutto bianche o nere. Chi oggi regge le sorti della Triestina ha, inevitabilmente, qualche aspetto da migliorare, ma da qui a gettare il bambino con l'acqua sporca ce ne corre. Le frizioni con il Centro di coordinamento sono stati la punta dell'iceberg di questa estate rossoalabardata e hanno fatto emergere qualche spigolo probabilmente troppo appuntito della dirigenza. Al netto del fatto che ognuno può avere la propria legittima opinione sulla vicenda, la critica può starci e, ci auguriamo, può anche essere spunto di riflessione per chi è nella stanza dei bottoni. Parallelamente, chi solleva qualche dubbio sul modo di agire in questa specifica situazione non è per forza un seminatore di zizzania.

Ma, appunto, parliamo di critica. Questo non significa prendere tutto come negativo, dalla scelta dell'allenatore (certo, una scommessa se vogliamo, ma è giusto dargli un po' di tempo invece di massacrarlo dopo una sola partita ufficiale, seppure negativa) al mercato. Perché, ad esempio, Celeghin è un giocatore che si è fatto apprezzare e che avrebbe anche avuto le carte per essere ancora parte del progetto, ma la sua cessione non è automaticamente sinonimo di smantellamento. Ci sono ancora dei tasselli da sistemare, l'ideale sarebbe stato farlo prima, ma anche qui le valutazioni vanno fatto con un minimo di equilibrio, siano esse favorevoli o meno.

Sono passati sei mesi dall'esonero di Attilio Tesser, scelta che anche noi non avevamo appoggiato ma che non può essere una macchia indelebile a distanza di tanto tempo. Da quel momento, chi vuole vedere nero ha preso di mira la società su tutto, compreso il tema del “Rocco” e dell'esilio a Fontanafredda, che indubbiamente il club ha “sfruttato” per avere un credito nei confronti delle istituzioni (mossa ben utilizzata) ma che ha origine altrove.

Le azioni di una società vanno valutate, anche criticate se lo si ritiene, ma è il momento di mettere da parte il clima da guelfi e ghibellini che sta logorando una piazza già segnata da divisioni interne alla tifoseria. La Triestina può e deve crescere sotto alcuni aspetti, ma anche Trieste ha ampi margini di miglioramento nello stare vicino alla sua squadra di calcio.


Condividi sui tuoi social