L'addio di Daniele Delli Carri è il colpo definitivo. Non solo e non tanto perché il direttore sportivo è stato, con Attilio Tesser, artefice della rimonta salvezza nella passata stagione, ma soprattutto perché decreta, se ce ne fosse stato ancora bisogno, la totale assenza di credibilità della Triestina americana.
Delli Carri aveva accettato di rimanere davanti a determinate garanzie, puntualmente disattese come accade ormai da febbraio, quando Ben Rosenzweig disse una serie di balle (e che lo siano è certificato dai fatti successivi) sul perché la società non riuscì a rispettare appieno la scadenza dei pagamenti. La permanenza del direttore sportivo, nonostante il mancato accordo per far rimanere anche il mister, era l'unico appiglio, quanto accaduto il 1° luglio ha esaurito la già poca fiducia (più che giustificata) di Delli Carri, la risoluzione del suo contratto è il punto esclamativo sul disastro Lbk.
Ricapitolando, oggi la Triestina non ha direttore sportivo, non ha allenatore, di fatto non ha una squadra (perché anche i giocatori sotto contratto e senza stipendio si stanno giustamente muovendo a livello legale) e ha il mercato bloccato (ma forse non è un male, visto che dovrebbe farlo Menta...), non ha nemmeno il marchio e tutta una città contro, come forse nemmeno Pontrelli o Mbock sono riusciti a fare. Le uniche cose che restano sono le parole di Rosenzweig (e abbiamo avuto modo di constatare quanto valgano) e la gestione di Alex Menta, di cui abbiamo già potuto apprezzare la non comune capacità di sperperare milioni, di prendere allenatori improbabili e di costruire squadre senza capo né coda. E se per il 1° agosto dovessero arrivare i soldi per andare avanti il discorso non cambierebbe di una virgola, anzi sarebbe un accanimento terapeutico di cui faremmo volentieri a meno.