Tra due giorni è in programma la prima partita ufficiale della stagione, che per la Triestina è anche la prima partita in assoluto, visto che non è stato possibile organizzare amichevoli, visto che anche le società dilettantistiche contattate avevano già programmato diversamente il proprio precampionato.
Ma, ormai lo sappiamo, la vera partita per i biancorossi (in questo momento non c'è nulla di alabardato) si gioca fuori dal campo. Il discorso vendita, di fatto, non esiste se mai è esistito: Ben Rosenzweig intende andare avanti con le sue forze e con le risorse che continua a cercare. Inutile dire che andare avanti nel modo precario con cui si è gestito l'ultimo anno è impensabile e solo un'iniezione di denaro utile per lavorare senza attendere sempre l'ultimo secondo può essere minimamente credibile. Dagli Stati Uniti c'è fiducia nella possibilità di chiudere con un investitore forte ma, visto che in altre occasioni non si è trovata la quadratura del cerchio, meglio andarci con i piedi di piombo.
Tornando al campo o ai suoi immediati dintorni, c'è la questione legata al direttore sportivo che tuttavia è associata a quella societaria. Michele Franco è colui che Alex Menta vorrebbe a Trieste, ma il suo arrivo sarebbe stato in un primo momento stoppato dal vertice per evitare di avere una figura con scarso potere decisionale e subalterna al direttore generale. Qualora si chiudesse il cerchio a livello finanziario, la preferenza andrebbe su un nome forte riducendo il margine di manovra di Menta, un po' come accaduto con Daniele Delli Carri. Se, come traspare nelle ultime ore, si fosse chiuso con Franco, potrebbe essere un cattivo segnale oppure la necessità di avere nominalmente un direttore sportivo.