Ci sono tifosi, o pseudo tali, che ritengono non solo inutili ma addirittura patetici, ridicoli e penosi i festeggiamenti nel dopo-partita di Triestina - Caldiero. Ognuno ha le sue opinioni, per carità, ma investimenti e blasone, per fortuna, non bastano per regalare successi e trionfi ed il bello del calcio è che un paesino di 8 mila abitanti possa competere in una piazza come quella del “Rocco”. E' il sale di questo sport ed è giusto che sia così. Ciò detto, a chi, specie sui social, sbeffeggia l'esultanza di ieri bisogna ricordare che questa salvezza è da record per come si erano messe le cose nel girone di andata. Dopo 16 partite l'Unione aveva 6 punti in classifica ed ha chiuso il campionato con 44 effettivi. La gestione Tesser ne ha totalizzati 37 (uno era stato già tolto prima) in 22 gare, una media da quarto posto, non da retrocessione, con una società che ritardava gli stipendi, non pagava i contributi e con la giustizia sportiva che comminava ulteriori sanzioni. Un'impresa vera e propria.
Ecco perché i festeggiamenti sono più che legittimi. Anzi, piace sottolineare come la tifoseria, ammaccata anche lei, non sempre unita, costellata l'estate scorsa da alcuni club che si sono staccati dal centro di coordinamento, anche a causa di un lavoro sottobanco non proprio limpido della società, assai abile a seminare zizzania e molto meno a saldare le pendenze arretrate, si sia stretta attorno alla squadra nei due match decisivi. 6.500 presenze per evitare la Serie D non sono certo i diecimila di media del Vicenza, ma noi lottiamo negli inferi e loro si sono giocati la B. Ha fatto enorme piacere, inoltre, rivedere una curva che ricorda quella dei tempi andati, e speriamo che le baruffe fra i tifosi più caldi, ripetutesi più volte nel corso dell'anno, siano solo un lontano ricordo.
E naturalmente auguriamoci che questa festa, che più di qualcuno trova assurda, sia propedeutica ad un'estate senza assilli. Intanto, che consenta di trovare i soldi per pagare gli stipendi di chi lavora in sede e guadagna 1.500 euro al mese, non 200 mila all'anno. E per chiudere le pendenze con fisco e previdenza. O magari per vendere la società e consentirci di ripartire con nuove ambizioni. Sperando che finalmente arrivi qualcuno che prometta meno e rispetti gli impegni.