Trieste, 27 Luglio 2024

Dalla contestazione alla disaffezione il passo è breve: se ne rende conto la società?

26 Febbraio 2024 Autore: Gabriele Lagonigro

Tanto rumore per nulla. Chi si aspettava decisioni drastiche, mea culpa o cambi repentini nell'organizzazione societaria è rimasto deluso. La conferenza stampa indetta oggi dal presidente della Triestina ha sostanzialmente confermato la linea della società, che non ha fatto nessun passo indietro ed evidentemente è tuttora convinta delle sue scelte, che ai più appaiono incomprensibili. "Avanti con Bordin", è stato il messaggio del numero uno Ben Rosenzweig, e nessuna speranza di rivedere Attilio Tesser sulla panchina dell'Unione, con buona pace della tifoseria e di tutti quelli (noi compresi) che non hanno capito l'esonero.

Ma al di là del nodo allenatore, sul quale la società ha tutto il diritto di andare avanti per la propria strada, ciò che lascia perplessi è l'incapacità di ammettere quelli che, per l'intero ambiente, sono stati degli errori evidenti commessi negli ultimi mesi. Ad iniziare da un mercato di gennaio che ha indebolito la squadra e per il quale, ex post, si è addirittura colpevolizzato l'ex mister, per proseguire con la media punti totalizzata da Bordin, che è ferma desolatamente a zero in quattro gare, con 10 gol subiti, solo 2 realizzati e un'involuzione evidente nel gioco di squadra. "I bilanci si fanno alla fine", è stato il mantra ripetuto più volte oggi da un presidente che, ad onor del vero, si è preso tutte le responsabilità delle decisioni ma che non indietreggia nemmeno di fronte ai numeri. Ci auguriamo tutti che abbia ragione lui ma ne siamo poco convinti, e finora i risultati danno ragione (purtroppo) a chi riteneva infondato l'esonero.

Ma ciò che ha colpito di più della conferenza stampa è stata soprattutto la distanza con il "sentiment" (per usare una parola comprensibile alla proprietà americana) della piazza: e per chi dice di avere un piano a lunga scadenza per la Triestina il rapporto con la tifoseria dovrebbe essere prioritario. Paragonare Rosenzweig con i Tonellotto e gli Aletti, come molti (troppi) insinuano sui social è assolutamente fuori luogo e ingeneroso ma ammettere gli errori e ripartire da quanto di buono seminato fino a dicembre sarebbe stato un segnale di grande apertura mentale. Così non è stato. Più che la contestazione, il rischio ora è la disaffezione. Chissà se Rosenzweig e i suoi uomini l'hanno messa in conto.


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