Più volte si è sentito dire che lo sport, attraverso la trasmissione di valori come la passione e la condivisione, riesce ad unire le persone ed a tracciare una linea comune all’interno di ognuna delle loro vite. Ma in questo caso esso è tuttora una componente chiave addirittura di un’intera famiglia triestina: si sta parlando della famiglia Bressan. A partire dal padre, Fabrizio: “Dopo una piccola parentesi nel calcio, sono passato all’atletica con gli allora Giochi della Gioventù ottenendo risultati discreti nel salto in lungo e nella velocità. Poi ai 16 anni (siamo nei primi anni '80, n.d.r.) sono venuto a conoscenza di una realtà, quella del football americano, che stava piano piano sviluppandosi qui a Trieste, più precisamente nella società de I Muli, da cui non mi sono mai più separato. Già dall’anno dopo militavo nella prima serie dimostrandomi protagonista di buone prestazioni a livello statistico, a 18 anni sono riuscito a classificarmi come primo giocatore italiano per numero di yard percorse. Nell’87, dopo essere già stato convocato come primo uomo di riserva, è arrivata la vittoria negli Europei in Finlandia con la Nazionale. Certamente questo è il risultato che ricordo con maggior orgoglio”.
Ma, come già detto precedentemente, lo sport è di casa per quanto riguarda tutti i membri della famiglia: “Giada, nostra figlia, ha praticato ginnastica ed atletica come la mamma, riuscendosi a qualificare per i nazionali nei 400 e 400 metri a ostacoli. Poi, con il sopraggiungere dell’università, per la quale si è dovuta spostare a Messina, ha iniziato a praticare trec, una passione simile all’equitazione che coltiva da sempre. L’essere lontana da casa non le ha assolutamente complicato la vita soprattutto dal punto di vista sportivo, basti pensare che si è portata dietro pure il cavallo... Ha già più di qualche partecipazione agli Europei e Mondiali in Germania, Spagna e Olanda”.
Ma c'è anche Piero, l'altro figlio: “Fino allo scorso anno praticavo due discipline contemporaneamente, il calcio come portiere al San Luigi, dove sono arrivato fino agli Juniores, ed il football, prima flag e poi americano. Avendo iniziato l’università tra i due ho scelto di continuare quest’ultimo. Ho iniziato a 6 anni con il calcio ed a otto con il flag, arrivando primo agli Europei con la Nazionale U15 e terzo a quelli con l'U17. L’anno scorso invece ho iniziato a giocare a football americano e tutt'ora sono nella Nazionale U19”.
Esempio da ammirare quello di questa famiglia che, senza alcun tipo di pressione o di forzatura, condivide il valore dello sport come strumento di formazione dal punto di vista fisico e mentale. Gran parte del merito va soprattutto ai genitori, abili nell’avere trasmesso questo concetto ai propri figli senza averglielo fatto pesare. “Il segreto? - conclude papà Fabrizio - Come genitori abbiamo sempre assecondato le loro passioni, mettendo al primo posto la loro felicità ed il loro divertimento”.