Come se non bastassero le note e croniche carenze di impianti, un’altra pesante tegola si è abbattuta sulle società sportive dilettantistiche triestine. A meno di improbabili ripensamenti governativi, il decreto correttivo bis dello scorso 5 settembre alla riforma dello sport ha escluso che gli addetti alla sorveglianza e alle pulizie delle palestre scolastiche siano assimilabili ai lavoratori sportivi (allenatori, atleti, ecc.). Di conseguenza a meno che non siano volontari (e quindi non percepiscano alcun compenso) vanno considerati lavoratori dipendenti e quindi regolarmente assunti o, eventualmente, assoggettati a partita Iva.
L’argomento è stato oggetto di una riunione, ieri sera, nella sala Olimpia del Coni, allo stadio Rocco, su iniziativa di Aps Gespal, il soggetto che per conto dell’Amministrazione comunale organizza il lavoro dei custodi in tutte le palestre scolastiche, anche in quelle di competenza EDR (ovvero gli istituti superiori). Come ha spiegato il presidente di Gespal, Daniele Bassi, la questione si presenta come “un campo minato” che “rischia di affossare le piccole società” non solo per ragioni economiche ma anche burocratiche.
Sul piano finanziario un custode non collaboratore sportivo verrà infatti a costare il doppio, ovvero circa 15 euro l’ora (da sommare al canone di affitto dell’impianto). L’ulteriore aggravio è legato al fatto che assunzioni, buste paga, certificazioni uniche sono in capo alle ASD, con la necessità di avvalersi di un consulente del lavoro.
Come emerso nel corso dell’incontro, il problema è prevalentemente triestino in quanto non nasce solo dalla riforma del lavoro sportivo ma anche dalle Linee guida per l’utilizzo delle palestre scolastiche, con le quali il Comune affida a Gespal il solo incarico di organizzazione del lavoro dei custodi, precisando che “il compenso agli addetti va corrisposto direttamente all’assegnatario”. Inoltre è esplicitamente indicato che “la sorveglianza va garantita dall’addetto... che non può essere l’allenatore/istruttore”.
Quindi ogni tentativo di alleviare gli oneri per le società passa da un confronto con il Comune, che dovrebbe rivedere le Linee guida, oltre che da un eventuale riassetto di Gespal che (come già in passato faceva Tergestina) possa provvedere anche al pagamento dei custodi o comunque del servizio di pulizia. A meno che - come avviene in altre città (ad esempio Monfalcone) sia il Comune stesso a organizzare il servizio.
Rimane il nodo dei costi, senza la cui riduzione le società si vedrebbero comunque costrette ad aumentare sensibilmente le quote a carico di atleti e famiglie. Tra le ipotesi per la loro riduzione, affidare le chiavi dell’impianto alla società, con le pulizie demandate ad una ditta a fine turno o giornata. Una soluzione che si scontra con il fatto che in molte palestre dopo l’attività scolastica si allenano società diverse spesso di diverse discipline.
E quindi torniamo al nodo irrisolto iniziale: a Trieste mancano palestre, quelle che ci sono necessitano di manutenzione e le manutenzioni, quando improcrastinabili, sono avviate non d’estate (a suole chiuse e campionati fermi), ma ad anno scolastico e stagione sportiva iniziata (vedi Cobolli, Oberdan, Petrarca). Come finirà? All’incontro di ieri hanno preso parte dirigenti di 34 delle 100 società sportive della città. Tante? Poche? Dagli assenti mancanza di interesse o mancata comprensione del problema? E dove erano i rappresentanti delle Federazioni?
Necessariamente ci sarà un altro incontro, cui stavolta saranno invitati anche Comune ed EDR. Ma intanto la riforma del lavoro sportivo è operativa.