Trieste, 09 Maggio 2024

Sport e depressione, parla l'esperta: "Il 25% degli atleti professionisti può soffrirne"

30 Settembre 2020 Autore: Lorenzo Degrassi

La depressione nel mondo dello sport ad alti livelli rimane un tema poco affrontato: il grande seguito che ha il calcio, ma non solo (il caso di Fabio Aru che ha abbandonato recentemente il Tour de France per un non precisato motivo personale) richiede riservatezza nei momenti più difficili, ma allo stesso tempo una parte dell’ambiente tende ad escludere a priori che questi problemi possano riguardare professionisti ricchi e privilegiati. Accade soprattutto in Italia, dove i casi di sportivi che hanno parlato in pubblico di problemi simili sono rari. Secondo un recente sondaggio del sindacato internazionale dei giocatori Fifpro, inoltre, gli effetti del lockdown avrebbero aumentato sensibilmente le diagnosi di depressione nei calciatori in tutte le categorie, sia maschili che femminili.


Ne parliamo con Mara Abatello, psicologa e psicoterapeuta che opera a Trieste, specializzata in psicologia clinica e della salute in ambito medico.

Mara Abatello, psicologa e psicoterapeuta

Dottoressa, si dice che lo sport aiuta a vivere in maniera sana e aumenta il benessere psichico, a causa del rilascio delle endorfine. Allora perché esiste la depressione negli sportivi?

"Sono numerosissimi gli studi che hanno dimostrato come l’attività sportiva possa aumentare il benessere psicologico, grazie alla sua azione stimolante nella produzione di quelle molecole che favoriscono il buonumore, come le endorfine e alcuni neurotrasmettitori quali la serotonina e la noradrenalina; lo sport ha inoltre un’azione preventiva nei confronti di stress e depressione poiché concorre a ridurre il livello di cortisolo nel sangue. Come ogni esperienza che produce sensazioni di piacere e benessere possiamo addirittura sviluppare una dipendenza psicologica; va da sé allora come la sua brusca interruzione, o l’impossibilità di poter fare sport - come accaduto durante il lockdown o più semplicemente in seguito ad un infortunio - possa renderci depressi e apatici, proprio in conseguenza dell’improvvisa mancanza delle sensazioni di benessere e piacere collegate all’attività fisica. Un discorso a parte va fatto per i professionisti, per i quali lo sport assume caratteristiche e contorni diversi, legati alla performance e al raggiungimento di obiettivi, alle pressioni da parte degli sponsor e alle aspettative esterne. Ricerche recenti evidenziano il forte rischio di depressione in atleti professionisti e in coloro che con lo sport vivono e lavorano: circa il 25% di loro può attraversare momenti di depressione, e la percentuale aumenta al 50% a fine carriera. È molto evidente qui l’aspetto psicologico connesso all’attività sportiva agonistica, sia in termini personali (come l’atleta vive il suo ruolo e la sua performance) sia in termini d’interconnessione con un mondo con regole e caratteristiche specifiche e stressogene".

 

Da cosa può essere compromesso l'equilibro psichico di un atleta?
"Quello dell’atleta è per prima cosa l’equilibrio psichico di una persona che sceglie di essere atleta: questa è la distinzione fondamentale. Esiste una persona con la sua storia, i suoi affetti, la sua famiglia, le sue amicizie, i suoi desideri ed esiste uno sportivo con il suo ruolo, le sue aspettative, le sue performance, le sue vittorie, i suoi progetti: le energie che provengono da questi vari aspetti di sé sono spesso fondamentali per il senso di autoefficacia e di protezione del sé in generale. Un atleta deve lavorare molto sugli aspetti psicologici legati alla propria pratica agonistica, ma parallelamente anche su quelli sottostanti, su cui questa pratica agonistica si appoggia e prende forma".

Quanto può influire nell'improvviso squilibrio il dover vivere seguendo determinate regole? Basti pensare ai ritiri continui, gli allenamenti, condurre una vita in certi casi quasi monacale, proprio mentre i coetanei conducono un'esistenza più “libertaria"?
"Quando si va in crisi sicuramente il dover continuare a soddisfare aspettative, orari e regole esterne può essere particolarmente difficile. Spesso si può avere bisogno di allontanarsi per un periodo dai riflettori e da quella schematicità spazio-temporale per ritrovare il proprio equilibrio personale. Ma non è sempre facile riuscire a farlo, per le pressioni che vengono dall’esterno, da allenatoritifosisponsor, e che diventano spesso predominanti da non lasciare spazio ad una possibilità di lavorare su di sé. È davvero importante che s’inizi a parlare degli aspetti psicologici connessi all’attività sportiva agonistica. Credo che si stia piano piano formando la consapevolezza - anche negli addetti ai lavori - che se si vuole raggiungere una comprensione sempre maggiore dello sport e degli sportivi, ma anche maggiori risultati in termini di performance e obiettivi, sia utile e necessario considerare non soltanto gli aspetti tecnici ma anche quelli psicologici e relazionali. Il corpo è nulla senza una mente, e la mente ha il potere di agire sul corpo in maniera esponenzialmente positiva o negativa, anche in termini di risultati raggiunti e raggiungibili. “Normalizzare” sempre più l’importanza degli aspetti psicologici nell’attività sportiva, potrà credo permettere anche una migliore gestione delle crisi degli atleti durante la loro carriera, con l’obiettivo di non stigmatizzarle o ingigantirle, ed aiutare così quei professionisti a ritrovare l’equilibrio personale necessario per riprendere l’attività agonistica con soddisfazione e serenità".

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La dottoressa Mara Abatello

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