Riflettori puntati alla Ginnastica Triestina sul "Safeguarding nello sport", ovvero quell’insieme di pratiche e procedure volute per legge per proteggere i minori e le persone vulnerabili da abusi, maltrattamenti, violenza, discriminazione e sfruttamento nel contesto sportivo. L’obiettivo, grazie all’introduzione della figura del safeguarding officer, è di creare un ambiente sportivo sicuro, inclusivo e protetto. Un lavoro svolto da un professionista che gestisce eventuali segnalazioni e promuove buone pratiche e politiche interne.
A tenere il corso, nella Sala Rovis, il professor Massimo Baroni, psicoterapeuta, psicologo clinico, socio dell’Associazione Italiana Psicologi dello Sport ed esperto di sicurezza sul lavoro. Perché questa formazione? “Con la riforma dello sport del 2020 - spiega - sono state novellate le norme relative alla prevenzione in tema di abusi, violenze e discriminazioni. Questo è avvenuto anche sulla base dello ‘scandalo delle farfalle’, riferito ad abusi nella ginnastica ritmica italiana e di altre situazioni meno note in cui le federazioni hanno chiesto al legislatore di creare una figura di prevenzione, rispetto e formazione con atleti e genitori, soprattutto per la tutela del minore”. Qual è il compito? “Il responsabile, lo selfcare officer, deve scrivere assieme alla società il modello organizzativo di controllo ed il codice etico da mettere a disposizione di tutti gli atleti, dirigenti e soci che si devono poi attenere proprio come codice di condotta e firmare la presa visione”.
Il percorso nasce In base ad una ricerca europea, effettuata in sei paesi, "in cui - spiega Baroni - il 75% degli atleti fra i 18 e 30 anni ha dichiarato di aver subito abusi di diversa natura e matrice, con diverse gradazioni. Dall’abuso emotivo, che può essere il fatto di sentirsi esclusi dal team o dalla squadra principale magari per ragioni non molto chiare o simpatia ed antipatia, ma sempre vissuto comunque come abuso, fino a quello sessuale”.
Che formazione viene quindi fatta, su cosa si pone l’accento? “Sui fattori di rischio che possono crearsi sistematicamente in ogni realtà organizzativa e sportiva e che vanno monitorate in modo diffuso. Il selfcare officer raccoglie le segnalazioni, lavora proattivamente insieme agli istruttori e continua a cercare fattori di rischio presi un po’ sotto gamba. Queste segnalazioni poi si trasformano in cambiamenti all’interno dei fattori organizzativi della realtà sportiva”. Un esempio? “Una tipica situazione di rischio sono le trasferte. Possono crearsi situazioni di promiscuità per il trasporto, per l’utilizzo dei bagni e delle docce che statisticamente sono un fattore di rischio che deve essere attenzionato”.
Le linee Guida del Coni parlano di abuso psicologico, fisico, sessuale, di matrice religiosa, nonché molestie sessuali, comportamenti discriminatori, negligenze, bullismo, cyberbullismo. Cosa succede nel caso di violenze? “Si può arrivare all’attenzione della magistratura competente ed in questi casi c’è l’obbligo di legge di denunciare. Se ci sono poi indagini in corso va tutelata la privacy dei ragazzi e delle famiglie”.
Presenti oltre una cinquantina di istruttori e dirigenti della storica società sportiva triestina; domande e risposte per capire come va declinata e applicata la legge e quali aspettative modifica all’interno della struttura organizzativa. Qual è il senso di questo corso? “E’ un obbligo normativo introdotto già a fine del 2024 - spiega Massimo Varrecchia, presidente della Ginnastica Triestina - e noi volevamo non semplicemente far firmare un modulo di presa visione della disciplina del Safeguarding ma informare e formare sia dirigenti, maestri ed istruttori, sia successivamente i genitori. Perché per la tutela contro le violenze sui minori, sugli atleti bisogna avere un’informativa ben specifica e capire le tematiche che racchiude questo protocollo”. Ha conoscenza che si siano verificati episodi da voi? “No, in Ginnastica Triestina mai. Devo dire che è una grande famiglia e gli ambienti sono molto tutelati, però è importante aggiornarsi e capire le dinamiche che possono nascere in altre associazioni e apprezzare poi meglio quello che si ha e come si vive da noi”.