“Possibili impianti sportivi sul tetto del Nuovo Silos”. Questa la recentissima dichiarazione apertis verbis del sindaco di Trieste Roberto Dipiazza, uscita su un social media da lui molto frequentato. L’idea può risultare avvincente, e tanto più alle persone come noi che amano ogni iniziativa utile a sostenere le nostre discipline, fonte di sano e salutare confronto agonistico.
L’idea dei tetti, peraltro, proietta nelle nostre menti ricordi indimenticabili. Il Dubai Open del 2005 resterà sempre nei cuori degli appassionati di tennis per la partita giocata da Roger Federer e Andre Agassi in cima al Burj al-arab. Un eliporto adattato a campo di tennis per un’esibizione sportiva dai tratti epici.
Sul fronte musicale, peraltro, nel gennaio del 1969 i Beatles si congedarono dai propri fan con un’improvvisata esibizione live sul tetto di Savile Row, un evento entrato negli annali del rock e del suo immaginario collettivo pur non rappresentando una vera e propria novità (prima di loro lo avevano già fatto i Jefferson Airplane).
Tutto ciò, pur nelle splendide emozioni di “alte” prospettive, non può non farci pensare che la nostra città vive situazioni di forti ambasce già “terra terra”, nel senso non solo allegorico bensì anche concreto e strutturale. Si parla di tetti e progetti mentre abbiamo palestre chiuse o in condizioni fatiscenti, e asd semi-paralizzate o costrette a salti mortali per allenarsi e disputare manifestazioni, tornei e campionati federali di appartenenza.
Non scopriamo certo l’acqua calda nel ricordare un adagio già solfeggiato più volte: “facile fare promesse, più difficile mantenerle”. Come ci fa piacere sapere che c’è un progetto per una “cittadella dello sport” in Porto Vecchio, così siamo felici della “ventilata ipotesi di una doppia struttura all’interno del Ferrini” (così, infatti, si era espresso il presidente Fipav Fvg Alessandro Michelli nelle nostre colonne settimanali il 5 settembre scorso, riferendosi a un incontro avuto con il sindaco e con il numero uno regionale della Federbasket Giovanni Adami).
Ciononostante, per fare un esempio su tutti, continuiamo a non capire come mai la sede di San Giovanni (pur con fondi già destinati) sembri - da diversi anni - più un cimitero che un cantiere aperto. Più volte abbiamo chiesto, altrettante volte non abbiamo ricevuto puntuali e specifiche risposte istituzionali.
Per aspera ad astra? Lo speriamo proprio. Pur non negando una sana e motivata dose di scetticismo.