Trieste, 24 Aprile 2024

Marcello (ICGEB): "Lo sport individuale va mantenuto e incoraggiato"

24 Ottobre 2020 Autore: Francesco Bevilacqua

Alessandro Marcello è un virologo molecolare, capo del dipartimento di virologia al Centro di Ingegneria Genetica e Biotecnologica di Trieste (ICGEB), membro della task force che già nel marzo di quest’anno ha isolato e sequenziato SARS-Cov-2, alla ricerca di una terapia antivirale.

Professore, siamo sulla cresta della seconda ondata? Che inverno ci aspetta?
Siamo in una fase di crescita esponenziale dei casi; bisogna confrontare gli ultimi giorni per capire che i numeri stanno subendo incrementi impressionanti. Bisognerà prendere provvedimenti per ridurre questo trend e saranno necessari ulteriori ed importanti restringimenti se non si riuscirà a mantenere la curva sotto una certa soglia; sperando di non tornare al lockdown.
Tra i settori più a rischio rientra, in parte, lo sport: come valuta tali misure di contenimento?
I settori più a rischio sono quelli che rendono necessari assembramenti, contatti e incontri ravvicinati per più tempo. Bisogna evitare il più possibile queste attività, mantenendo quelle essenziali. Di alcune discipline, il contatto ne è l’essenza e mi aspetto a giorni un incremento delle procedure per ridurre ancor di più le possibilità di contagio. Il ragionamento che ha spinto a mantenere i campionati più importanti a scapito di quelli provinciali, è una scelta sociale ma non sanitaria. Lo sport individuale, da sportivo, va mantenuto ed incoraggiato. Faccio parte del Gruppo Sportivo San Giacomo di atletica e di Bora MultisporTrieste per il triathlon e devo riconoscere che entrambe le società si sono mosse in maniera eccellente dimostrando un’ammirevole capacità di gestire l’emergenza con i propri mezzi e nel rispetto di tutte le disposizioni.
La sensazione è di vivere una situazione speculare rispetto alla scorsa primavera. Si è sbagliato qualcosa?
Tutta Europa sta vivendo questa tendenza negativa e la situazione attuale non è da addebitare a un errore compiuto dal nostro Paese. A mancare però è stata l’adozione di un’efficiente strategia di test, tracciamento e isolamento, da applicare in modo capillare ed ossessivo. Durante l’estate questa procedura ha subito un rallentamento e in alcuni casi è persino saltata. L’App Immuni, che è uno strumento valido, non è stata pubblicizzata in modo sufficiente e si è perso del tempo prezioso.
Ora è tardi?
Lo è, ma non è mai tardi per aumentare la salvaguardia. Siamo consapevoli di dover convivere con il Coronavirus fino a primavera e con gli attuali mezzi a disposizione: ora non possiamo evitare restrizioni, ma le azioni di oggi saranno decisive più avanti. Ci tengo a precisare che il problema è globale ma si risolve a livello individuale. Con responsabilità, una frequente igienizzazione delle mani, l’uso corretto delle mascherine e il rispetto delle disposizioni: i comportamenti dei singoli ci tireranno fuori da questa situazione.
La corsa al vaccino a che punto è?
Diverse compagnie se ne stanno occupando e ce ne sarà più di uno; per alcuni di essi siamo già alla fase tre, quello della clinical trial, ossia il passo che precede la distribuzione. Tra la fine di quest’anno e l’inizio del prossimo, saranno disponibili le prime dosi da riservare ai soggetti ed alle categorie più a rischio. Non si può parlare però di distribuzione su larga scala fino al prossimo inverno, se tutto va bene.


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