Trieste, 26 Aprile 2024

Allianz, Unione e panchine lunghe: i risultati grazie ai "rincalzi"

07 Gennaio 2021 Autore: Gabriele Lagonigro

Criticare quando è il momento, elogiare quando emerge la bontà di un lavoro in prospettiva, strutturato e ragionato fin nei minimi particolari. Questa prima parte di stagione, pur fra mille difficoltà, sta unendo in un certo senso Pallacanestro Trieste e Unione sotto un comun denominatore, al di là delle ambizioni, dei valori diversi (per le categorie di appartenenza) e delle rispettive classifiche.

Ciò che il girone di andata, non ancora completato, ha decretato per le due squadre di vertice della città è la lunghezza del roster da una parte e della rosa dall’altra, che in entrambi i casi sono riusciti nelle ultime partite a fare la differenza. L’Allianz, ieri sera, ha avuto punti, rimbalzi e recuperi dalla panchina; sono stati i rincalzi, se così possiamo definire Alviti, Laquintana, Upson e Da Ros, nell’ultimo quarto, a permettere ai biancorossi di piazzare il break dopo che Reggio Emilia, dal -11, aveva impattato il match. Un plauso a quei giocatori che, non partendo solitamente in quintetto, si sono fatti trovare pronti, e bravo l’intero staff tecnico a dosare le forze dando riposo a Fernandez, Henry e Doyle, che fra assist e punti nei primi due quarti avevano fatto la differenza. I tre successi interni di queste ultime settimane posizionano l’Allianz in una confort zone che, col recupero interno contro Varese ancora da disputare, potrebbe garantire al gruppo di Dalmasson una classifica insperata un mese fa.

Il caso Triestina per certi versi è similare. Sì, perché l’Unione, paradossalmente, si è ripresa proprio nel periodo più complesso per quanto riguarda la gestione degli infortunati. Senza l’attacco titolare, con Litteri e Gomez ormai out da diverse gare, ha tratto linfa vitale da Mensah e Granoche, il primo addirittura decisivo in fase offensiva nella super sfida di Bolzano, il secondo dato per “finito” ed invece ripresosi alla grande con l’arrivo di Pillon. Anche per gli alabardati è la conferma, così come per il basket, di una rosa costruita con lungimiranza e con almeno un ricambio di livello per ogni ruolo.

Non è facile gestire gruppi di venti elementi tutti potenzialmente intercambiabili, ma Pillon (e la società) ci stanno riuscendo per il momento alla grande. Così come Dalmasson (con Ciani e Mario Ghiacci). E visti i risultati ottenuti in questo decennio sulla panchina triestina non c’era nessun dubbio.


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