Dopo il successo della primavera scorsa a Gorizia nell’ambito di GO2025!, a grande richiesta si replica a Trieste l’evento che unisce il gioco delle 64 caselle al tennistavolo con il 2° Torneo Internazionale di Chess Pong in programma domenica 21 dicembre a partire dalle 10. Sempre due fasce - Open e Under 18 - per il trofeo ibrido a classifica unica: si giocherà il tennistavolo (con 8 turni di partite al meglio di 2 set) nella palestra di largo Niccolini 6 e 9 turni di scacchi (a cadenza blitz, 3’+2” Fischer, omologati FIDE) nelle sale polifunzionali dell’ITIS, dove si sfideranno giocatori di ogni età provenienti da più di 8 nazioni.
L’Associazione SicuraMente-Young ASD-APS, insieme al Comitato regionale FITeT, con la collaborazione dell’Asd Scacchistica Pordenonese, il Club di Scacchi di Pirano, l’Asd TT Trieste - Sistiana e l’US ACLI Fvg, organizzano questo evento, originale e innovativo, ma anche di grande livello sportivo. Si è voluto dare vita a un progetto che unisce due discipline solo apparentemente lontane, ma in realtà profondamente affini; due sport che condividono valori, storia e intensità mentale, al punto da essere stati protagonisti di alcuni dei più significativi eventi diplomatici della Guerra Fredda degli anni Settanta, diventando a pieno titolo sport della distensione e della pace.
Il tennistavolo fu il primo a scrivere una pagina indelebile di storia internazionale. Il 6 aprile 1971, durante il 31° Campionato Mondiale in Giappone, la squadra statunitense ricevette un invito senza precedenti dalla rappresentativa della Repubblica Popolare Cinese. Pochi giorni dopo, il 10 aprile, nove giocatori americani, quattro funzionari e due consorti attraversarono il ponte che collegava Hong Kong alla Cina continentale. Fu una settimana intensa, fatta di partite dimostrative, visite culturali ed eventi mondani: un gesto sportivo che contribuì ad abbattere barriere politiche e che aprì la strada alla storica visita di Richard Nixon in Cina nel febbraio del 1972, segnando il riconoscimento ufficiale della Repubblica Popolare da parte degli Stati Uniti.
Quasi in parallelo, anche gli scacchi divennero il palcoscenico simbolico della contrapposizione tra i grandi blocchi mondiali. Nel 1972, il Campionato del Mondo disputato tra lo statunitense Bobby Fischer e il sovietico Boris Spassky fu il primo incontro a godere di una risonanza mediatica globale. Trasmesse per la prima volta in televisione, quelle partite catturarono l’attenzione ben oltre la comunità scacchistica, trasformando una sfida sulla scacchiera in un evento seguito come una vera e propria battaglia ideologica tra Occidente e Unione Sovietica.
Ma il legame tra scacchi e tennistavolo non è solo storico e simbolico: è anche profondamente tecnico e cognitivo. Entrambe le discipline si svolgono all’interno di uno spazio fisico completamente percepibile con lo sguardo, eppure richiedono una capacità mentale che va ben oltre ciò che è visibile. Per competere ad alti livelli è indispensabile avere nella mente l’immagine della scacchiera o del tavolo, sapere esattamente dove si trovano caselle, angoli e traiettorie. È quella che gli esperti definiscono “table vision”, una visione spaziale e strategica che guida ogni decisione. In entrambi gli sport, inoltre, la componente cerebrale è decisiva: concentrazione, autocontrollo e lucidità mentale sono elementi imprescindibili. Ogni mossa sulla scacchiera, così come ogni colpo sul tavolo, può determinare l’esito della sfida. La vittoria e la sconfitta nascono prima di tutto nella mente dell’atleta.
L’appuntamento è quindi con un evento che va oltre la competizione: un incontro tra cultura, sport e diplomazia, dove inclusione, fair play e confronto agonistico si fondono in un’esperienza unica. Un’occasione per celebrare due discipline diverse ma unite dallo stesso spirito, capaci di parlare un linguaggio universale fatto di rispetto, intelligenza e passione sportiva.