Le isole felici, ormai, non esistono più. Neanche nello sport. Lo sa bene il mondo della pallavolo che però, rispetto a molte altre discipline, è corso subito ai ripari, quanto meno a livello istituzionale, per bloccare sul nascere alcuni atteggiamenti poco educati (è un eufemismo) che di recente si sono visti sui parquet locali e regionali. L'ultimo, in ordine di tempo, è di pochi giorni fa ed ha riguardato un allenatore che avrebbe perso la pazienza (e il controllo) inscenando uno spettacolo che non è piaciuto, in primis, al presidente della Fipav territoriale.
"Sinceramente speravo di non dover tornare sull'argomento - spiega Paolo Manià - ma vari episodi che in questo ultimo periodo si sono verificati durante diversi incontri nei nostri campionati e che hanno visto coinvolti atleti, allenatori e sostenitori e gli ufficiali di gara mi spingono a scrivere nuovamente a tutto il nostro mondo". Il numero uno della pallavolo di Trieste e Gorizia fa riferimento ad una sua mail precedente inviata a tutte le società lo scorso 27 ottobre, incentrata sulla condizione psicologica dei giovani arbitri che, a volte, si chiedono chi glielo faccia fare a prendersi critiche e persino insulti. Capita nel volley, appunto, ma il discorso può essere tranquillamente allargato a tutte le discipline di squadra, purtroppo.
"La mia richiesta di moderazione è caduta nel vuoto. Ci scandalizziamo (forse...) per tutto quanto accade intorno a noi, vedi i cori razzisti durante una partita di calcio a Udine, i continui episodi di violenza, fisica o anche solo verbale, cui sono soggette quotidianamente le donne ma non siamo in grado di valutare il grado di violenza che esercitiamo sugli arbitri quando urliamo loro 'oggi hai fatto veramente schifo' oppure 'tu dovresti andartene via' (e sono solo alcuni esempi). Sono certo che ognuno di voi sia d'accordo con me su quanto sto dicendo, purtroppo però i fatti dimostrano che non siamo ancora in grado di trasmettere efficacemente a tutte le persone che interagiscono con noi, dai dirigenti agli allenatori per non dimenticare gli atleti ed i loro genitori, quelli che sono i principi fondamentali del nostro sport, indicati nel codice etico federale, ovvero legalità, integrità, uguaglianza e non discriminazione, onestà ed equità, correttezza e lealtà. Concetti, questi, intesi in senso ampio: verso gli arbitri in primis ma anche verso l'avversario, che va visto come tale e non come il nemico".
"Tutti noi - prosegue Manià - abbiamo in capo numerose responsabilità nello svolgimento del nostro ruolo all'interno della Federazione ma la prima deve essere un educato comportamento in ogni momento in cui svolgiamo questa nostra splendida disciplina. Dobbiamo essere esempio dettando le regole e pretendendone il rispetto. Il nostro interesse comune è e deve essere il bene della pallavolo".