Trieste, 14 Maggio 2025

La laurea a Velasco: "Che orgoglio, in Argentina abbandonai gli studi a causa del golpe"

12 Maggio 2025 Autore: Marco Bernobich

L'aula magna dell'Università di Trieste stamane era gremita in ogni ordine di posti nell'occasione di un grande evento che ha sposato cultura e sport: il conferimento della laurea honoris causa in psicologia a Julio Velasco, l'allenatore di pallavolo probabilmente più famoso e influente nella storia.

"Sono orgoglioso di ricevere la mia prima laurea - ha raccontato nella sua lectio magistralis il coach oro olimpico a Parigi l'anno scorso - considerando che in Argentina non potei concludere il mio percorso di studi universitario a causa del golpe intervenuto nel 1976, e oltre agli studi dovetti abbandonare anche la città (e nel dirlo la commozione ha pure preso il sopravvento sulla voce, nel ricordare i soprusi e i lutti che hanno colpito persone a lui molto vicine, ndr)".

Un messaggio controvento e da qualità alte quello che oggi ha riecheggiato tra persone e soprattutto cuori, per riconoscere "l'approccio innovativo alla leadership, alla motivazione e alla valorizzazione del potenziale umano nello sport" alla persona che più di ogni altra ha saputo portare il volley italiano sui migliori palcoscenici e podi mondiali. "Una persona che non solo ha guidato squadre, ma costruito una cultura e indirizzato una gestione manageriale illuminata" ha dichiarato il prof. Tiziano Agostini, direttore del laboratorio di Psicologia dello sport.

L'intervento di Velasco ha spaziato su temi generali e anche specifici. "Le capacità generali sono frutto di reazioni neurali specifiche, e ormai le neuroscienze ce lo insegnano" ha illustrato il regista fuori campo della cosiddetta generazioni di fenomeni. Un tempo si parlava di mens sana in corpore sano, concetto per me ormai anacronistico. Lo sport è attività vista sempre come fisica, e lo è, ma il giocatore riconosce, legge e interpreta una situazione del gioco, e facendolo in millisecondi, non lo fa intellettualmente, non riesce a esserne consapevole, epperò anche l'intuizione è una reazione cerebrale, non è una magia. La creatività risolve a volte situazioni complicatissime".

Il guru della "cultura degli alibi" ha proseguito con altri punti fondamentali. "Non c'è niente di più difficile del ripetersi nella vittoria, la vittoria è qualcosa di effimero. Per migliorare gli atleti bisogna partire lavorando sulle cose che sanno fare meglio, poi si devono migliorare gradualmente le criticità, una alla volta. E in una squadra di pallavolo, se ogni elemento migliora una cosa, la squadra sarà un'altra, con ben sette cose nuove, migliori". E inoltre: "Coraggioso è chi sa affrontare e combattere la paura, non chi non ne ha, cosa che sarebbe da incoscienti".

A chiudere, un altro concetto per Velasco molto importante: "Giudicare i ragazzi e ancor più le ragazze è un boomerang educativo: noi dobbiamo stimolare a sbagliare, perché l'errore è componente essenziale del processo di apprendimento, e anche perché già da soli/e si giudicano fin troppo. Io voglio giocatori autonomi e autorevoli".


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