Ci vorrà un po’ per metabolizzare questi dieci mesi intensi, fatti principalmente di entusiasmo ma anche di un pizzico di delusione. Ma di una cosa si può essere assolutamente certi: la stagione 2024/2025 della Pallacanestro Trieste che si è conclusa sabato scorso ha rimesso definitivamente al centro del villaggio questa società e questa piazza nel panorama cestistico del basket nazionale. Dalla retrocessione di due anni fa in A2, sino alla conquista di un posto in BCL: chi l’avrebbe mai detto di commentare un’ascesa così rapida a distanza solamente di un paio di stagioni? Merito indubbiamente delle tante scommesse vinte da Paul Matiasic e Mike Arcieri (nella foto), risultati eclatanti per una neopromossa pur dotata di un roster che già la scorsa estate era apparso capace di strappare ben più di una semplice salvezza. E così è stato.
Con i riflettori che ora si spengono (e anzi, proprio sul discorso “luci”, sarà bene che quanto accaduto in gara-4 con le due sospensioni forzate causa blackout non si riproponga più, in tal senso si è già al lavoro col Comune di Trieste per sistemare un impianto elettrico che non potrà più “tradire” durante match così importanti da giocare in futuro…), prima di parlare nuovamente di mercato estivo, di amichevoli da affrontare per i tifosi con la leggerezza di una gita fuori porta e di una prossima annata agonistica fatta non solo di campionato, ma anche di Basketball Champions League, è giusto rifiatare un po’ su tutti i fronti. Dentro e fuori dal parquet, perché chiunque – società, giocatori ma anche semplici affezionati della Pallacanestro Trieste – hanno speso un sacco di energie all’interno di questa cavalcata vincente. Non collimata, come affermato dal presidente Matiasic, con la vittoria del campionato (e questa affermazione è indubbiamente stata una sorpresa nella lettera aperta ai tifosi, ma spiega altrettanto in maniera puntuale la mentalità di questa proprietà), ma contraddistinta da tante piccole e grandi cose che hanno reso protagonista la squadra. E da quella vittoria interna alla prima di campionato contro l’Olimpia Milano, di strada ne è stata fatta parecchia. Merito di idee chiare, di una programmazione del lavoro da top team e della tanta decantata “resilienza” che ha reso la formazione di Jamion Christian più forte delle avversità fisiche.
E il futuro? Proprio Mike Arcieri, nell’ultima puntata de “Il Caffè dello sport” di Telequattro di ieri sera, dribblando amabilmente le domande di noi giornalisti su presunti rumours di mercato, ha delineato perfettamente il mood che caratterizzerà la Pallacanestro Trieste che verrà. Un roster più solido e fisico, che abbia la possibilità di molte più rotazioni rispetto a quello della stagione appena conclusa, da affidare a un nuovo coach (quasi certamente già firmato) su cui vige il massimo riserbo e che sarà con buona approssimazione il primo annuncio ufficiale per il 2025/2026. Ma per adesso giusto che il calore e il rumore dei quasi 5700 presenti per gara-4 di sabato scorso lasci spazio al silenzio e al cartello “lavori in corso” appeso fuori dal PalaTrieste. Perché, per costruire nuovi sogni, c’è bisogno del giusto tempo. E la parola "Eurolega", nominata proprio da Arcieri poche ore fa quale punto di arrivo ideale per Trieste, non può che far sognare.