Trieste, 17 Settembre 2025

Una "guerra" che non conviene a nessuno

17 Settembre 2025 Autore: Alessandro Asta

Un “pasticciaccio” di cui non ne avevamo bisogno, a un paio di settimane abbondanti dall’inizio ufficiale della stagione. La querelle tra tifo organizzato e Pallacanestro Trieste, scoppata come un bubbone negli ultimi giorni è di quelli che, visti i presupposti, rischia di rompere in mille pezzi il difficile e lunghissimo lavoro di ricostruzione dell’entusiasmo a Valmaura.

Lo scrivevamo in tempi non sospetti: quella dannata bottiglietta volata in campo dalla tribuna dietro le panchine, durante il match tra biancorossi e Trento dello scorso mese di aprile – con tanto di squalifica del parquet, di viaggi verso palazzetti lontani per seguire la squadra e di tanto (e comprensibile) mal di pancia da parte di chi nulla c’azzeccava con il gesto stupido, infantile e dannoso di una persona che sperabilmente vedrà d’ora in avanti il basket molto lontano da via Flavia – avrebbe fatto danni incalcolabili e copiosi. E non solo per i mancati introiti sul fronte dei biglietti venduti, né per aver inesorabilmente indirizzato in mani avversarie una serie di quarti di finale playoff contro Brescia che, senza la necessaria trasferta forzata in campo neutro in gara-3 (poi persa) al PalaVerde di Villorba, sarebbe potuta finire diversamente. Il vero danno è un altro: ovverosia, l'aver scollinato il mese di settembre e ritrovarsi in un faccia a faccia per molti versi evitabile, su cui ora le… “diplomazie” dovranno lavorare da una parte e dall’altra per ricucire uno strappo che almeno in questo momento pare difficile da sanare.

Da una parte le ragioni di una società che si appella, oltre al senso civico dei propri tifosi, al Protocollo d'Intesa siglato tra l'Osservatorio Nazionale sulle Manifestazioni Sportive del Ministero dell'Interno sottoscritto assieme alla FIP, la LBA e la LNP, con nuove norme a regolamentare il tifo nella curva e negli spazi soprastanti (e non solo). Dall’altra la Curva Nord, con una presa di posizione dura e netta sui social e con l’idea che – Protocollo d’intesa alla mano – molte delle nuove norme di comportamento introdotte siano esclusivamente iniziative di Pallacanestro Trieste, non dettate dal Protocollo dello scorso 24 luglio e con una campagna abbonamenti già avviata. Decisioni societarie che sul lato del tifo organizzato vengono definite “legittime”, ma che portano e porteranno a strascichi sul livello di seguito e di “calore” all’interno del palasport.

Alla fine della fiera, il braccio di ferro che si è creato è di quelli che vanno urgentemente risolti. In una stagione dove l’obiettivo è alzare ulteriormente l’asticella sul fronte dei risultati sul campo, in un ambito dove sono stati fatti investimenti importanti lato squadra per tentare la scalata verso la conquista di qualche trofeo, e senza correre il rischio che ciò che è successo nel recente passato in fatto di ordine pubblico si ripresenti nuovamente, ma in uno stesso contesto dove spegnere il tifo diventerebbe un boomerang in faccia per tutti, tendere reciprocamente la mano e trovare una quadra che possa soddisfare entrambe le parti (e attenzione: ciò non significa “calare le bretelle” o da un lato o dall’altro…) è la logica e ineluttabile soluzione a cui bisogna lavorare sin da subito. Perché pensare a un inizio di stagione con Trapani in “modalità silenziosa” o vedere un derby contro Udine senza le coreografie che hanno fatto la storia del basket cittadino, sarebbe l’esatto contrario di uno spettacolo da “Red Wall” e da vero sesto uomo in campo.

Vogliamo davvero arrivare a tutto questo? È questa una "guerra" che non conviene a nessuno.


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