Trieste, 27 Luglio 2024

Un silenzio imbarazzante che assomiglia a una lenta agonia

05 Febbraio 2024 Autore: Gabriele Lagonigro

I complimenti a Forlì, la conferma che la nostra sia una buona squadra e che bisogna lavorare e ritrovare la fiducia. Tutto qui. Work, work work, tanta pazienza e cercare di essere ottimismi. La conferenza stampa post trentello ha ripetuto il solito refrain e onestamente non se ne può più. Ritornello identico, l'unica cosa che cambia sono le espressioni di Christian e soprattutto di Arcieri, che a parole ha detto poco o niente ma lo sguardo era tutto un programma.

Lo abbiamo già detto e lo ripetiamo: per modificare l'inerzia di questa stagione - ma ormai rischia di essere tardi - serve uno strappo, e se la società non vuole rompere con il suo allenatore (inspiegabilmente, ma tant'è) al -28 di Forlì dovrebbe quanto meno seguire una reprimenda pubblica per un roster incapace di qualsiasi reazione. Si può anche perdere, per carità, ma bisogna analizzare come sono arrivate le quattro sconfitte nelle ultime cinque gare. Tolta quella di Udine, in modo osceno, tutte. Ieri per 92-64 con gara finita subito dopo l'intervallo, a Cividale con un -22 dopo due quarti e con Rimini sotto anche di 20. Trieste, come squadra, non c'è più e la reazione di società e dirigenza è inesistente. Avanti, a testa bassa, completamente avulsi dalla realtà che li circonda e incapaci, evidentemente, di entrare in sintonia con la piazza.

La retrocessione dell'anno scorso ha spinto comunque oltre duemila tifosi ad abbonarsi a scatola chiusa anche in questa stagione; siamo il secondo pubblico di A2, il sostegno non è mai mancato ma a questo punto, dopo tutta una serie di delusioni in serie, servirebbe un messaggio chiaro e forte. Anche di scuse. Non questo silenzio imbarazzante che sembra una lenta agonia più che il tentativo di rimettere le cose a posto.


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