Lo si era detto sabato sera, dopo il brutto ko rimediato nei primi 40’ contro la Germani: tutto – o quasi – sarebbe dovuto cambiare per tenere viva la serie. E se è vero che il primo quarto di gara-2 è stata una sorta di continuazione di ciò che non si voleva vedere dalla Pallacanestro Trieste al PalaLeonessa A2A, ecco che la metamorfosi kafkiana arrivata immediatamente dopo (con annessa vittoria e l’1-1 che rovescia il fattore-campo in favore dei giuliani) conferma due cose. La prima è che questa squadra in campionato non tradisce mai per due partite di seguito, la seconda – forse più importante come variabile – è che il team di Jamion Christian non finisce mai di stupire. Sia i propri tifosi che gli avversari che si ritrova davanti. E allora sì che questo quarto di finale, da qualche ora, non è più così scontato come ci si poteva aspettare. E si può fare un pensierino a "divertirsi" sul serio.
Per battere in casa propria Brescia, un qualcosa mai avvenuto non solo in questa stagione ma nei tanti anni della recente storia biancorossa, Trieste ha trovato una sorta di eccellenza cestistica dal secondo periodo in poi. Non solo con mani avvelenate e calienti dalla lunga distanza, ma a pieno titolo con la miglior prestazione di squadra di tutto l’anno. Perché se da una parte le 16 triple segnate su 33 tentativi hanno finito con lo spostare l’ago della bilancia su lato giuliano, i 7 (e lo ripetiamo, 7) giocatori in doppia cifra testimoniano che si può davvero giocare ad armi pari contro un’avversaria sì forte, ma che al tempo stesso ha peccato forse anche un po’ di presunzione dopo il 31-16 iniziale, pensando di aver archiviato in anticipo la pratica.
È stata la serata degli italiani (Candussi superstar indiscussa, Ruzzier e Brooks hanno dato un sacco di equilibrio tra cabina di regia e presidio di un pitturato bresciano tutt’altro che dominante come accaduto in gara-1), così come quello delle riconferme (leggi, uno Uthoff da doppia-doppia sfiorata, vero punto interrogativo per i padroni di casa su ambo i lati del campo). Ma è stato anche un lunedì sera di “resurrezione” per la coppia Ross-Valentine: assenti ingiustificati in gara-1, partiti maluccio 48 ore dopo e deflagrati poi in soluzioni da leader nella seconda metà di gara. “Last but not least”, c’è anche la mano di Jamion Christian, a trovare una quadra tattica con Uthoff da “3”, Candussi e Brooks a presidiare le plance e ad azzeccare tutte le rotazioni per tre quarti di fila. Un segnale che, dopo i fasti della regular season, non si è ai playoff solamente in gita.
E adesso, le due gare con il fattore-campo in mano e la bellezza che almeno per una volta si tornerà a riempire le tribune del PalaTrieste dopo la squalifica del parquet di Valmaura: il giusto regalo per una piazza ferita dagli scriteriati gesti altrui, con la possibilità di scrivere un’altra pagina importante in questi quarti di finale scudetto. Che, lo ripetiamo, diventano tutt'altro che scontati.
(credits ph. LBA)