Sette su sette. L'en plein si è materializzato in casa della squadra che ha vinto di più sommando tutti e 24 i team di A2 ed esistono pure delle attenuanti dovute alle assenze ma resta il fatto che la Pallacanestro Trieste ha perso tutti i big match stagionali giocati in trasferta. Non male per quello che, a parole, era stato definito come uno dei roster non solo più competitivi ma anche più esperti, con diversi trentenni e con numerose partite giocate in A1. E invece ancora una volta la squadra di Christian si è squagliata come neve al sole, e sempre nei momenti topici delle partite. Lo ripetiamo: non era quella di ieri la partita da cui trarre un bilancio definitivo, sia perché Trapani, fra le mura amiche, ha perso solo con Cantù in tutto il campionato e sia per la mancanza di Brooks, Vildera e Filloy, tre pedine naturalmente importanti.
Ciò nonostante, la lunga trasferta siciliana ha evidenziato i soliti difetti che sono sì tecnici ma anche, e soprattutto, mentali. Dopo i primi due quarti equilibrati l'inerzia della gara è scivolata in un attimo verso il gruppo di Diana e si è passati in un amen da una sfida punto a punto a un -22 già nel terzo quarto. Match chiuso e tanti sbadigli per i restanti 10' e oltre, per quanto Trieste sia stata brava (almeno in questo) a non sbracare onorando il resto della sfida. Ma è troppo poco per essere soddisfatti, specie appunto se si considera il pregresso. Ko a Trapani (-11) e in precedenza a Torino (-12), Cantù (-4), Forlì (-28), Udine (-4), Verona (-12) e Bologna (-14). La media fa un -12 abbondante, che la dice lunga sulla tenuta in esterna di un roster fragile emotivamente e caratterialmente e con una guida tecnica che quasi mai ha dato la sensazione di poter rovesciare le partite. Tolte Cantù e Udine, nelle altre cinque trasferte su sette non c'è praticamente stata storia, e questo rende ancora più magro il bottino.
Tutto ciò, paradossalmente, mentre i singoli appaiono addirittura in crescita: Ruzzier sembra un altro giocatore rispetto all'andata, Ferrero nelle ultime gare ha iniziato a metterla dentro, Candussi è in ripresa e gli americani, fra infortuni e qualche calo di concentrazione, sono stati i più continui. Eppure continuiamo a perdere, e a perdere male. Manca la chimica di squadra, evidentemente, quella scintilla che farebbe svoltare una stagione fin qui mediocre. Chissà che non arrivi a Rieti, fra due settimane, contro l'ultima “big”, che poi sarà quella che molto probabilmente incontreremo nel primo turno dei play-off. Dove, visto il piazzamento peggiore (noi quinti, loro quarti) dovremo vincere fuori casa, altrimenti grazie e arrivederci. Chissà, appunto.
Chiosa finale per la società e per quella comunicazione che sembra in piena sintonia con i risultati deludenti sul campo. Anche ieri la notizia dell'infortunio di Brooks è stata comunicata a un'ora dall'incontro. Eppure, si legge nel comunicato, il risentimento muscolare al gluteo destro era già stato patito in settimana. Dirlo prima era impossibile? Questione di pretattica? Comprensibile, se questa strategia, fin qui, avesse dato esiti migliori, ma se si continua a perdere e se si punta a creare “spirito di squadra” fra società, tifosi e addetti ai lavori, non è questa la strada da seguire. Sarebbe interessante capire, infine, perché Filloy non sia entrato in campo, se non è chiedere troppo.