Trieste, 19 Agosto 2025

Matteo Schina e la "sua" Trieste da avversario: "Emotivamente speciale"

02 Maggio 2024 Autore: Mattia Fabbro

Se ci mettessimo a menzionare tutte le squadre nelle quali ha militato e tutti i parquet che ha calcato, qualsiasi lettore potrebbe pensare di star leggendo un articolo su di un veterano della pallacanestro. Pensieri di primo acchito totalmente giustificabili, analizzando il curriculum del giocatore in questione: settore giovanile dell’Azzurra Basket Trieste con la quale partecipa a ben 3 finali nazionali; Pallacanestro Trieste giovanile, senior e esordio in Serie A; Monfalcone in Serie B; APU Udine, Eurobasket Roma e, oggi, Basket Torino. E invece, che vi si creda o meno, Matteo Schina ha appena 23 anni. Classe 2001, l’anagrafe non mente. Ennesimo prodotto virtuoso di una Trieste che non smette di regalare talento al basket, anche a costo di doverne poi pagare le spese. Matteo sarà infatti il prossimo avversario della Pallacanestro Trieste in occasione del primo turno dei play-off contro Torino. A tutti gli effetti un ritorno da ex che ci siamo voluti far raccontare dal diretto interessato.

Triestino ed enfant prodige della Pallacanestro Trieste. Come vivi questo turno di play-off?

Non è sicuramente una partita come tutte le altre. Il fatto di tornare a Trieste e avere la possibilità di giocare contro i triestini, ma specialmente contro il mio grande amico Lodovico Deangeli, non sarà una cosa affatto banale dal punto di vista emotivo. Mi sento però fortunato ad avere questa possibilità. Poi ovviamente quando entri in campo e alzano la palla a due non si pensa più a compagni, amici o nemici, ma solamente al gioco e ad aiutare i compagni di squadra a portare a casa il risultato.

Se guardi indietro e analizzi la tua formazione cestistica a Trieste quale persona o quale momento pensi siano stati determinanti per costruire la tua carriera?

Sono convinto che davvero tutti quanti abbiano dato il proprio contributo, portando il loro mattoncino e permettendomi di crederci. Mi è stata impartita la cultura del lavoro e la volontà di migliorarmi ogni giorno, ingredienti fondamentali abbinati alla passione che ti porti dentro. Non volendo davvero lasciare fuori nessuno e ribadendo come tutti siano stati compartecipi, comunque, ti cito mio cugino Marco Ponga, allenatore dell’Azzurra Basket e il primo a svezzarmi nei primi anni. Il preparatore Paolo Paoli, faro e guida per tutti, che ci permetteva sempre di allenarci con il sorriso. Poi Marco Legovich e Eugenio Dalmasson ai quali sono grato per avermi accolto in prima squadra.

Hai un modello di ispirazione nel mondo dello sport?

A Trieste sono stato davvero fortunato perché ho avuto la possibilità di condividere lo spogliatoio con veterani come Daniele Cavaliero e Andrea Pecile e da loro ho imparato quanto sia importante la cultura del lavoro. Il giocatore al quale cerco di rubare sempre qualcosa con l’occhio e al quale cerco di ispirarmi è il playmaker del Real Madrid Facundo Campazzo, simile a me per taglia fisica e cestista davvero straordinario per fantasia e letture di gioco.


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