Trieste, 23 Ottobre 2024

Di nuovo tra i grandi: applausi sinceri a un gruppo che non ha mai mollato

13 Giugno 2024 Autore: Alessandro Asta

“Dammi tre parole” cantava Valeria Rossi un po’ di tempo fa a squarciagola, la Pallacanestro Trieste risponde con merito, proprio con tre parole: “Siamo nuovamente tornati”. Un anno e qualche settimana dopo l’inferno del PalaPentassuglia con annessa, beffarda e amarissima retrocessione in A2, le porte del paradiso si riaprono. Da Brindisi a Valmaura un biglietto di sola andata: fatto di speranze, intoppi, scivoloni inopinati ma anche di tanto orgoglio, cuore e attributi.

Il film di un’intera stagione, collimata con la promozione nella massima serie, è di quelli che – come sceneggiatura originale – valgono un Oscar. E sì: Trieste lo può alzare con grande orgoglio, questo trofeo. Perché oggettivamente si era in pochi a credere in un epilogo a lieto fine, visti i tanti balbettii che avevano accompagnato la stagione regolare e la fase a orologio. Onore al merito, innanzitutto, e congratulazioni legittime a chi ha saputo invertire la rotta nel momento che serviva: non era facile né banale, in casa biancorossa si è riusciti a farlo con una post-season al limite della perfezione.

Avremo l’occasione di analizzare nei prossimi giorni, con dovizia di particolari, il percorso che ha riportato la Pallacanestro Trieste lì dove sperava di tornare alla svelta. Per il momento permetteteci un applauso sincero a questo gruppo-squadra, partito prima con i favori del pronostico la scorsa estate e che, nelle grandi difficoltà incontrate nel corso del suo cammino, ha saputo diventare grande. Alla fine il team di Jamion Christian ha avuto una virtù preziosa: quella di saper soffrire, facendo quadrato all’interno del proprio spogliatoio. Di fatto non sapremo mai cosa si siano realmente detti coach e giocatori tra quelle quattro mura del PalaTrieste, per superare l’impasse, ma il tutto ha funzionato alla grande. Perché grande è stato il modo con cui si torna in serie A, con nove vittorie e una sola sconfitta nei playoff.

Roba da grandi, appunto: chapeau, biancorossi.


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