Non sono le sconfitte a preoccupare. In un campionato livellato e con tante buone squadre la Pallacanestro Trieste può perdere contro chiunque o quasi. A Brescia, Venezia e Cremona cadranno in tante, e anche contro Trapani, virtualmente prima senza la penalizzazioni, ci rimetteranno le penne diverse formazioni. E figuriamoci se ci scandalizziamo per le sconfitte in Europa: siamo ritornati a giocarci una competizione internazionale dopo alcuni decenni e siamo ben consci che contro il Galatasaray o contro una buona compagine tedesca possiamo uscire dal parquet senza soddisfazioni. Non è questo il punto. E non sono nemmeno le sette sconfitte inanellate in un mese e mezzo: tante, certamente, sicuramente troppe per quelli che erano gli obiettivi annunciati in estate dalla società. Altisonanti, e con il senno del poi forse esagerati. Ma c'è tempo per rimettere le cose in sesto.
Il problema, appunto, non sono i ko ma i modi in cui sono arrivati. Tranne due, il debutto contro i siciliani e contro i turchi, gli altri cinque sono stati tremendi. I numeri non sempre dicono tutto ma in questo caso senz'altro sì: -36 al Taliercio, -23 al PalaLeonessa, -19 ieri sera a Cremona e poi i due rovesci di 15 punti a Wurzburg e in Bosnia. Cinque gare, cinque batoste, in qualche caso addirittura umiliazioni. Mai in gara, se non per qualche breve tratto di questi match, con un quarto - il primo - senza grinta, mordente, senza concentrazione, come un gruppo ritrovatosi in campo quasi per caso. Ed è questo ciò che inquieta, prima ancora degli aspetti tecnico/tattici, ad iniziare da una difesa penosa per non dire inesistante e dall'incapacità di qualunque giocatore del roster di scuotere i compagni e di prendersi la responsabilità per provare a invertire il trend.
Male in campo, apatici anche fuori. Sulle qualità di Gonzalez non entriamo nel merito: se è stato scelto, e se ha un buon curriculum, significa che è un coach preparato. Ma forse, anche dalla panchina, servirebbe una scarica di adrenalina in più. Spesso seduto, mai un urlo, sguardo apparentemente incapace di comprendere la situazione. Forse è solo apparenza, magari è questione di carattere ma di fronte a certi obbrobri ci sarebbe bisogno di uno scossone, di un'incazzatura, di un confronto anche acceso. Non sappiamo quale sia il feeling fra i giocatori, specie i nuovi arrivati, e l'allenatore, ma sembra che più di qualcuno giochi da solo. Se il problema è questo c'è un solo modo per correre ai ripari, se invece è questione di tempo per ritornare in carreggiata con gli obiettivi di inizio stagione, allora aspettiamo. Arcieri ne sa più di noi. Ma occhio che rimediare in A2, due anni fa, era più semplice, mentre oggi il livello è decisamente più elevato. E per continuare il cammino in Europa, su cui la società punta molto, bisognerà vincere o a Istanbul o più probabilmente in casa con Wurzburg a dicembre. Prove di appello, in questo caso, non ce ne saranno. Ecco perché bisogna riflettere. E farlo in fretta.