Trieste, 24 Aprile 2024

Aura Muzzo racconta il "suo" rugby: "Fair play al primo posto"

07 Maggio 2022 Autore: Marco Bernobich

In una propensione volta al continuo miglioramento, il Comitato regionale della Federugby ha rafforzato l’organico dei formatori, e riguardo la preparazione fisico-atletico ha ingaggiato anche un’atleta azzurra. La 24enne ala della nazionale maggiore Aura Muzzo è al suo primo ruolo dirigenziale federale. “Mi entusiasma questa nuova sfida perché poter dare un contributo alla crescita delle nuove leve è per me fonte di ispirazione proattiva”. Esordisce così l’attuale tre quarti centro del Villorba, che si è tuffata nell’universo ovale dopo una lunga militanza in un’altra disciplina. “Ancor prima di avere 4 anni vedevo mia sorella praticare ginnastica artistica e, forse per empatia o spirito emulativo, chissà, mi ci sono appassionata. Ho praticato questo sport per molti anni, fino a che - in terza superiore - ho compreso che non avrei potuto continuare, e mi sono chiesta quali altri sbocchi avrebbero potuto attendermi. La risposta è arrivata non in un solo momento e non grazie a una sola persona”.

Siamo curiosi... “Ci tengo a ricordare due persone che sono state per me molto importanti: la professoressa di educazione fisica delle mie scuole medie, che ci ha fatto praticare un sacco di sport diversi, e mi ha fatto conoscere la palla ovale, e poi Serena Chiavaroli, che è stata mia preparatrice, e a cui sento di dovere molto, anche per l’impronta rivolta alla sperimentazione, che è un elemento sfidante - per me - sia come atleta che come preparatrice atletica”. Lo dice una donna laureata in Scienze Motorie, che da bambina sognava di fare l’astronauta... “L’approccio scientifico alle cose mi ha sempre rappresentato: con l’arrivo dell’età adulta ho appreso che avrei potuto coniugarlo allo sport, e quindi conciliare passione e lavoro”.

Del ruolo di preparatrice atletica cosa ti piace di più? “Sinceramente? Sfidare i ragazzi. Portarli a qualcosa che li coinvolga anche mentalmente. Così come sollecitarli in un qualcosa di funzionale a correggere un gesto tecnico, tipo quando - per esempio - propongo un certo tipo specifico di placcaggio”. E del rugby, in generale, cosa ami di più? “In primis metterei il fair-play, che è un valore aggiunto. Tutti, nel nostro sport, giocano assieme e per lo stesso obiettivo. Ogni cosa viene fatta assieme all’altro e a supporto dell’altro. È come un concerto, e la squadra è un’orchestra che lavora duramente e armonicamente, per arrivare a fine prestazione, quando la aspetta il terzo tempo, nel quale - dopo essersi riempiti di botte - si sta tutti assieme a divertirsi”.


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