Trieste, 20 Aprile 2024

Andrea Boltar e l'obiettivo da sogno: nuovo campo per il rugby

26 Maggio 2022 Autore: Marco Bernobich

Il rugby non è solo un insieme di regole, bensì di persone che tanto si prodigano per sviluppare il movimento di uno sport che non sempre guadagna le luci della ribalta, pur conservando valori che poche altre discipline possono vantare. Tra i rappresentanti di questa nobile arte incontriamo Andrea Boltar (riconfermato delegato FIR per Trieste, presidente del Rugby Educativo Propaganda nonché andrologo e urologo di fama) al quale chiediamo come si riesca a coniugare un’attività professionale così impegnativa con la pratica sportiva ad alti livelli.

“Lo si fa grazie a una grande passione. Io ho iniziato nel rugby da atleta, e ci sono rimasto anche dopo. Ma mica sono l’unico. Siamo gente che sa sacrificarsi: nello studio, nel lavoro e nello sport”.

Questo sacrificarsi, in campo, non lo si intende solo nei confronti dei compagni di squadra e dei colori sociali, vero?

E’ un impegno totale. Anche nei confronti dell’arbitro e degli avversari. Il giocare al tuo meglio e fino all’ottantesimo: questo è il rispetto. In campo è dura, però lo scontrarsi finisce con la gara, quando inizia l’incontrarsi nel terzo tempo. Un esempio di tre settimane fa: abbiamo giocato con Belluno - partita tesissima - e i veneti sono rimasti a fare il terzo tempo fino alle 21, tanto che poi ci hanno chiesto di tornare a Trieste a fare la pre-season. Questa è la dimostrazione del nostro sport: il riconoscimento del valore dell’avversario. Come nel 6 Nazioni, quando il gallese eletto a fine gara migliore in campo, si è tolto pubblicamente la medaglia e l’ha data a Ange Capuozzo, artefice di una giocata che ci ha permesso di andare in meta.

A  livello federale come vi state comportando?

Cambiato il vertice a livello nazionale, si stanno sviluppando delle soluzioni affinché i ragazzi possano crescere. Prendiamo Giacomo Nicotera: un ragazzo partito dal basso che ha saltato vari passaggi. Si è costruito da solo, con una voglia di fare che aveva già dentro, e che a noi tecnici spetta di tirar fuori.

Obiettivi personali?

Almeno tre. Il rafforzamento della base e il raccordo con l’attività scolastica cercando di disputare i Campionati Studenteschi. In più, dal punto di vista infrastrutturale, sto lavorando per creare un nuovo campo di rugby nella provincia di Trieste, oltre all’Ervatti - impianto che abbiamo ottenuto dopo 50 anni. Infine, anche grazie alla dr.ssa Zadini (Associazione progetto riabilitazione), sto cercando di portare avanti un progetto che punta all’inserimento di ragazzi autistici nelle nostre attività. In modo che siano seguiti adeguatamente durante gli allenamenti, e al fine di accrescere valori fondanti del rugby quali inclusività e solidarietà.


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