C’è un’Italia molto ma molto lontana da Trieste: è quella del pallone ai massimi livelli che al capoluogo giuliano ha sempre dato l’impressione di preferire altri lidi, altre città, altre piazze. Prima del 1992 la Nazionale maggiore non aveva mai fatto il proprio ingresso tra le tribune dello Stadio Grezar, unico impianto ai Mondiali casalinghi del 1934 a non aver ospitato una gara degli azzurri. Ma se delle assenze ingiustificate del passato non è proficuamente possibile occuparsi, è bene concentrarsi sulla latitanza degli azzurri dal Nereo Rocco. Nella storia della Nazionale, che vanta 120 anni e 825 incontri più o meno ufficiali, l’Italia ha giocato solamente quattro volte a Valmaura con un bilancio di tre vittorie ed una sconfitta, in quest’ordine.
Dal ‘93 ad oggi, il tempo concesso agli azzurri a Trieste è stato di 360 minuti più un trascurabile recupero: il 2-0 nell’aprile del ’93 contro l’Estonia sembrava aver celebrato un connubio fortunoso tra Trieste, i triestini e la Nazionale riconfermato con le nette vittorie contro Moldavia nel ’97 (3-0) e Lituania nel 2001 (4-0). Porta inviolata e numero di gol crescente proporzionalmente alla confidenza di quella squadra tra quelle gradinate, finché qualcosa si è rotto.
L’ultima apparizione in città della rappresentativa più amata dagli italiani risale al 21 agosto del 2002, quando di fronte a 10.000 spettatori l’Italia si faceva espugnare dalla Slovenia, rea mai confessa di aver interpretato la partita alla stregua di una rivincita “politica” sia in campo sia sugli spalti, base di lancio di numerosi razzi all’indirizzo anche di un ventiquattrenne Buffon. Si ricordano gli arresti, le auto sprangate, le interpellanze parlamentari e persino una maxi-rissa (fra di loro...) fra gli ultras di Lubiana e di Maribor. Era l’Italia di Trapattoni, era l’ultima di Bruno Pizzul dai microfoni RAI, giocavano ancora (o già) campioni del calibro di Cannavaro, Nesta, Gattuso, Inzaghi, Del Piero (tutti ritirati dal calcio); se non basta, Pirlo non vi aveva ancora esordito ufficialmente. All’intervallo qualche tifoso avversario aveva verosimilmente provato ad acquistare una birra con la moneta allora in conio in Slovenia: il tallero. E nessuno quella sera ha rivisto gli highlights su Facebook, nato due anni dopo.
Solo così si può pesare l’assenza delle note dell’Inno di Mameli tra la Furlan e la Trevisan, scelte come cornice dei concerti di Vasco, Zucchero e come mura amiche per le gare di Cagliari, Udinese e Pordenone ma mai dalla FIGC i cui vertici hanno più volte manifestato ammirazione per il Rocco. I recenti lavori che hanno interessato l’intero impianto e la pertinenza del Grezar è l’ultimo passo per farsi notare e portare la squadra di Mancini in città.
In attesa della riapertura al pubblico degli impianti, è possibile o quanto meno legittimo auspicare un ritorno degli azzurri a Trieste in occasione delle qualificazioni ai Mondiali del 2022 previste a marzo del prossimo anno o nella finestra riservata alle amichevoli di maggio e giugno 2021, in preparazione agli Europei estivi. O dovremo aspettare ancora?
(foto Lasorte)