Trieste, 19 Aprile 2024

Il ricordo dei triestini in Brasile: "Pablito, il nostro eroe"

11 Dicembre 2020 Autore: Redazione

La commozione ha pervaso ogni angolo del globo e se l'Italia, il giorno dopo, piange commossa il suo campione, in attesa delle esequie previste domani nella “sua” Vicenza, in Brasile la scomparsa di Paolo Rossi ha avuto un'eco mediatica che si riserva solo ai più grandi. Ma c'è soprattutto una parte dell'enorme Paese sudamericano che si è risvegliata con il magone: il riferimento è alla folta comunità italiana che risiede oltreoceano e che in Pablito ha continuato ad identificarsi, anche dopo decenni dallo storico 3-2 contro la Seleção.

“Per un italiano come me che risiede a São Paulo e vi risiedeva anche in quell'indimenticabile 5 luglio 1982, leggere la notizia della scomparsa di Paolo Rossi è stato veramente un colpo”. Sono queste le prime parole di Guido Urizio, triestino ormai da decenni di stanza in Brasile, per lungo tempo presidente del Ferrari Club della megalopoli sudamericana e tuttora grande tifoso dell'Unione. “Mi è ritornata alla mente tutta quella giornata. La partita decisiva Italia - Brasile si giocava a mezzogiorno, ora brasiliana, ma già dalle prime ore si sentivano carovane di macchine che, con i clacson a tutta, già festeggiavano la qualificazione della Seleção, alla quale bastava un pareggio”.

“La giornata era comunque lavorativa - ricorda Urizio - anche se praticamente tutti avevano deciso di chiudere i battenti alle 11. Nella piazza antistante il mio ufficio, era già montato un palco enorme dove si sarebbero esibiti alcuni complessi per una festa che doveva iniziare subito dopo la fine della partita e fino a un'ora indefinita. Io avevo in agenda una riunione di lavoro subito dopo la fine della gara, per cui mi portai un televisore in ufficio. Alle 12 in punto inziò la contesa e due ore dopo... era finita come tutti sappiamo: Paolo Rossi ne aveva messi tre!”.

São Paulo, cittá all'epoca di più di 17 milioni di abitanti, improvvisamente era vuota: “Non c'era nessuno per strada. I pochi passanti sembravano fantasmi usciti da chissà quale racconto. Ma, soprattutto, Paolo Rossi era diventato "o carrasco do Brasil" (il boia del Brasile). Un personaggio che in ogni caso ha lasciato un segno nel grande Paese sudamericano, tanto che la notizia della sua scomparsa ha avuto ampio risalto nei media nazionali. Poi vennero i due gol alla Polonia, in semifinale, e il primo determinante alla Germania, in finale: era nato un mito, che entrava di prepotenza nella storia del calcio italiano. Figurarsi per noi italiani residenti in Brasile, mito ed eroe, perché assistere alla vittoria azzurra in casa dell'avversario, credetemi, ha un "gustinho" tutto speciale...”.

Personalmente - conclude Urizio - già mi piaceva tantissimo Paolo Rossi dal mondiale precedente in Argentina: veloce, tecnico, agile, ma al tempo stesso grande opportunista. E, come tifoso dell'Unione, facevo spesso un paragone tra lui e Totò De Falco. Oggi, con la scomparsa di Paolo Rossi, rivivo quei giorni indimenticabili: 5, 8 e 11 luglio 1982 rappresentano l'emozione sportiva più grande dei miei 33 anni di Brasile. E queste date hanno un indiscusso comun denominatore: Paolo Rossi”.


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