Runner, ma soprattutto sportiva tout court. E, suo malgrado, tragica vittima, quasi tre anni fa, del terribile crollo del ponte Morandi, che l’ha inevitabilmente segnata ma che ne ha forgiato ulteriormente un carattere forte, invincibile, sempre entusiasta e positivo.
Rita Giancristofaro: cosa rappresenta per te fare sport?
Non è mai stato un passatempo, neanche da ragazzina. Sarà una questione caratteriale: tendo a prendere tutto molto sul serio. Senza uno scopo non mi applico. L’attività sportiva dà un grande contributo al nostro benessere psicofisico, pur con la dovuta attenzione al non travalicare i limiti dell’ossessione. Perché lo sport può portare grandi risultati, ma anche dipendenza.
Nella tua vita è arrivato un giorno incredibile, quello del crollo del ponte Morandi a Genova, che ti ha trovata lì. Sopra, subito prima, e sotto, subito dopo. Con la tua vita appesa a un filo, ma un filo forte e salvifico. Cosa ti ha lasciato tale esperienza?
Ci sono eventi che ti cambiano per sempre e il 14 agosto 2018 rientra a pieno titolo tra questi. Di considerazioni ne ho fatte tante, in questi tre anni. Dal rivalutare la mia vita precedente, di cui spesso mi lamentavo, alla promessa - pur non sempre mantenuta - di vivere il presente in maniera diversa; dal considerarmi immensamente fortunata nell’essere ancora qui fino al considerare la spensieratezza che non ho più e ciò che non potrò più fare. Una lotta interiore che combatto ogni giorno.
Quali i tuoi primi pensieri, riguardo l’attività sportiva, dopo l’incidente?
La mia prima reazione è stata quella di tornare a camminare e correre il prima possibile. Questo mi ha portata, erroneamente, a bruciare i tempi di recupero. Infatti, dopo un’iniziale ripresa dell’attività, sono stata ferma circa un anno. Il mio ritorno vero e proprio non c’è ancora stato. Ricominciare da zero è difficile ma può essere anche un’opportunità per reimpostare alcuni aspetti tecnici in maniera migliore. Quello che è certo è che devo abituarmi ad un fisico nuovo con delle dinamiche diverse: ciò che si rompe non torna più come prima.
Quanto importante è stata la pratica sportiva nella tua vita?
Lo sport mi ha salvata. Difficilmente avrei superato certi traumi fisici se il mio organismo non fosse stato in perfette condizioni.
Ritornando alle sfide, c’è anche quella di vivere lo sport dal punto di vista dirigenziale.
Lo sport mi piace a 360°: praticarlo, guardarlo, organizzarlo e promuoverlo. Da qualche tempo, grazie al grande rapporto di amicizia con Michele Gamba e Silvia Gianardi di Promorun, ho l’opportunità di partecipare come sponsor e dare una mano nell’organizzazione della CorriTrieste e della Corsa dei Castelli. Credo siano mezzi fantastici per promuovere il territorio.
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