Trieste, 04 Maggio 2024

Presentato il libro su "Sly" Gray. Boscia: "Il migliore mai allenato"

29 Dicembre 2023 Autore: Filippo Zivoli

Basketball. C’era un bambino più giovane di me che si chiamava Gregory Seals e aveva un canestro nel cortile. Era l’unico posto in cui io e lui potevamo giocare perché non eravamo abbastanza grandi per andare al parco. […]. In quel cortile è iniziata la mia passione per il basket.

Recita così un paragrafo del primo capitolo de “La storia di Sylvester Gray”, che racconta la vita di un uomo, prima che di un giocatore. Oggi, presso la sala stampa del PalaTrieste, la storica ala grande “Sly” ha presentato la sua biografia, accompagnato dalla scrittrice e autrice del libro, Paola Rivolta

“L’Italia è sempre nel mio cuore, e senza Trieste non sarei qua oggi. Ero in una squadra forte, bella, formata da amici, che è diventata come una famiglia per me, una cosa veramente speciale” esordisce Gray, ricordando le due stagioni giocate a Trieste.

“Per me è stato fondamentale il coach - afferma “Sly - rivolgendosi a Bogdan Tanjevic, seduto di fronte a lui. “Era duro ma buono. Una volta stavo male, avevo la febbre. Lui mi chiamò e mi disse di non preoccuparmi, ma di mettere una tuta e correre: tre giorni dopo sono stato bene” racconta ridendo Gray.

Giovanni Marzini, direttore di IES Magazine e mediatore dell’evento, si è rivolto anche verso l’autrice, che ha sottolineato la difficoltà nel riesumare e raccontare la storia dell’ex ala. “È stato un lungo lavoro di due anni, in cui c’è stata una grande ricerca per riportare la realtà e l’ho fatto anche attraverso i suoi occhi. Non ha avuto una vita facile, la sua infanzia soprattutto, ma lui è riuscito a esprimere cose fantastiche, ripercorrendo la sua storia americana esaltante”.

Dopodiché è intervenuta un’icona come coach Tanjevic, che ha descritto il suo rapporto con “Sly” quando lo ha allenato a Trieste, agli inizi degli anni ‘90. “Per me è difficile raccontare tutto: quando l’ho visto mi è subito piaciuto molto, era serio nel lavoro, di poche parole ma molto disponibile, con un grande cuore, si creò un ambiente allegro e positivo nella squadra. Grazie a lui abbiamo giocato un buon basket, un gran peccato che non abbiamo vinto lo scudetto. Per me è stato il miglior giocatore che ho mai allenato, e in campo picchiava: avrebbe potuto fare il pugile”, racconta Tanjevic, sorridendo.

“La parte più difficile è stata identificarmi in lui, per questo ho spesso messo in dubbio di scrivere questo libro”, afferma poi Rivolta. “Mi sono chiesta tante volte come potevo essere io la sua voce. Sono una donna bianca europea, con una vita ben diversa dalla sua, una differenza sociologica difficile da coniugare per impersonare Sly, ma ci sono riuscita”.

“Il punto più alto della mia carriera non è mai arrivato” aggiunge Gray. “Per me arrivare al top non esiste, mentre Michael Jordan e LeBron James sono un’altra cosa”. 

Per concludere, l’autrice rivela che il libro racconta “una vita intensa, che trasmette tanta energia e grande capacità di reagire, sempre”.


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