L'esordio nei play-off di Serie C è preceduto da una pessima notizia per il Pordenone Calcio. Un fulmine non del tutto a ciel sereno, perché che i neroverdi non navigassero in ottime acque era noto, soprattutto dopo la retrocessione della passata stagione. L'istanza di fallimento è stata confermata al Gazzettino dal procuratore della Repubblica, Raffaele Tito, secondo cui anche un'eventuale promozione in Serie B non permetterebbe alla società del presidente Lovisa di mettere a posto la situazione finanziaria del club. La perdita dell'esercizio 2022 avvicina i 7 milioni di euro (quando l'anno precedente non arrivava a 4 milioni), il patrimonio netto si è praticamente dimezzato, arrivando a 1,3 milioni, ma a preoccupare sarebbero soprattutto i 7,6 milioni di euro di debito nei confronti dello Stato e di enti previdenziali, anche se non tutti a scadenza immediata e in alcuni casi spalmabili fino al 2027.
Resta comunque un momento complesso per il Pordenone e per il suo presidente Lovisa, accostato anche alla Triestina a più riprese, compreso il momento in cui la società alabardata è stata messa in vendita dopo la scomparsa di Mario Biasin. Uno dei nomi che in quella circostanza era stato messo sul tavolo dal sindaco Dipiazza, accanto a quello di Zanutta, era proprio Mauro Lovisa, e ancora oggi c'è chi è pronto a giurare che il patron del Pordenone stia lavorando sottotraccia per rilevare l'Unione. Ma quanto sta accadendo nella Destra Tagliamento fa credere che la realtà sia decisamente diversa.