Trieste, 25 Aprile 2024

Michelli: "Capienza al 50% in molti casi è limitante"

01 Ottobre 2021 Autore: Francesco Bevilacqua

Pubblico, impianti e grandi eventi. Il piano di rilancio di Alessandro Michelli, presidente regionale della Federazione Italiana Pallavolo e membro del consiglio del Coni Fvg è un programma che procede per gradi strettamente collegati tra loro fino ad innescarsi e dipendere gli uni dagli altri.

Lo sport non è solo un passatempo dopo il lavoro o la scuola. È prima di tutto un medico, ma è anche un insegnante, un amico, uno specchio. E il riflesso di una delle città più sportive del Paese non può incrinarsi se messo di fronte al tema degli impianti, degli eventi e della salute delle società sportive.

“Dopo tutti questi mesi vissuti a singhiozzo, è urgente il bisogno di riavvicinare le persone al mondo dello sport - spiega Michelli - La lettura delle indicazioni del Cts sulla capienza degli impianti deve essere letta con la lente del buon senso e il 50%, in molti casi, è una limitazione che non tiene conto dell’idoneità dei palazzetti ad ospitare più persone, ferme restando le regole sul distanziamento che devono essere sempre garantite almeno fino a quando questa emergenza non sarà finita. Il pubblico è il primo sponsor delle società, è ossigeno puro e bisogna tenere conto di questa esigenza vitale dei club”.

Come si può aumentare la capienza senza intaccare il distanziamento sociale?

E’ un discorso di distribuzione. Ci sono palestre, o stadi che possono permettersi ben oltre il 50% di seggiolini pieni con la garanzia di spazi idonei. E poi va passato il messaggio che i palazzetti o gli impianti in generale sono la casa delle società: spazi controllati, puliti, cui è riservata un’attenzione pregevole. In molti casi c’è la possibilità di prenotazione del posto, il che rende l’ambiente ancora più sicuro. Ciò che intendo anche dire è che, dove possibile, alle società venga data la possibilità di allargare le maglie di pubblico: instaurando il dialogo con le istituzioni, questo è un problema che si può risolvere con il buon senso.

Eppure in alcuni casa la risposta del pubblico non ha superato le aspettative: 700 nell'ultima partita al Rocco, 1.300 per l'Allianz. Come se lo spiega?

E’ un riflesso di alcune regole sacrosante, ma che non prendono in considerazione caso per caso. Se gli spazi sono ampi, il 50%, come anche il 75% (negli impianti all’aperto, ndr) scoraggia le persone ad andare. Perché dopo due anni di divieti, si chiedono se sia sicura una partita con ancora diverse zone interdette senza motivo.

Oltre al problema degli spettatori negli impianti, c’è quello vero e proprio degli impianti a Trieste.

Per le attività sportive al chiuso, le palestre e i palazzetti a Trieste non sono sufficienti. È un discorso serio, non negoziabile, che alimentiamo da anni con costanza. Per me il tema degli spazi dove fare sport è un punto cardine senza il quale lo sport stesso non si può chiaramente sviluppare. Non c’è più tempo per un progetto da annunciare e poi chiudere in un cassetto. Questa città necessita urgentemente di un programma che definisca la realtà, censisca gli spazi e ne preveda di nuovi, funzionali e autonomi. In un momento in cui tutti parlano di sport c’è bisogno di concretizzare certe idee che vanno proposte con competenza, esperienza e metodo; altrimenti siamo di fronte all’ennesimo slogan e all’ennesimo cassetto socchiuso.

Pubblico e impianti: due fattori, oltretutto, che possono attirare in città i grandi eventi.

Trieste è dotata di tutte le caratteristiche oggettive per ospitare grandi appuntamenti di cui sinora si è solo parlato. Abbiamo uno tra gli stadi più belli d’Italia e piazza Unità è un patrimonio unico: perché limitarsi a idealizzare grandi spettacoli quando concretamente questo territorio può candidarsi ad invitare ed ospitare tornei dal calibro internazionale, attirando un turismo sportivo che creerebbe un indotto straordinario. E’ un mercato che salvo alcune realtà ed episodi, è praticamente fermo. Penso alla pallavolo, viste le esperienze vissute in prima persona ai mondiali del 2010 e 2014 e agli europei femminili del 2019; ma perché non considerare il grande tennis o il beach volley, tutte manifestazioni che saremmo ampiamente all’altezza di accogliere per stupire.


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